Doppiamente premiato al Sundance di Robert Redford nel 2009, con la sua magnifica, terrificante protagonista Catalina Saavedra che ha bissato all’ultimo festival di Torino, il cileno Affetti e dispetti (La Nana, ovvero “La domestica”, in originale) di Sebastián Silva ha pure ricevuto una nomination per il miglior film straniero ai Golden Globes.
Ma i premi passano, i buoni film rimangono, ed è il caso di questa governante, a cui Silva cuce addosso una divisa indipendente e glocal: plauso critico uniforme, alto gradimento di pubblico, non mette in fuoricampo il contesto cileno, ma spariglia con arguzia e divertimento le carte del “genere in crestina”.
Non fatevi spaventare dall’esotismo (ps: il Cile ai Mondiali c’è ancora…), né dagli “spettri d’autore”: si ride, e di gusto, ovvero col cervello. Perché Raquel non è la solita governante: l’infeltrito canovaccio della lotta di classe tra cucina e tinello lascia spazio a un’ambiguità sorridente ma affilata, che gioca con le nostre aspettative ma anche quelle dell’agiata famiglia Valdes, da cui Raquel (Saavedra) presta servizio da 23 anni.
Ma la concorrenza preme, l’emicrania pure: Raquel sfodererà il sorriso o il coltello? Chissà, ma sul filo dell’aspirapolvere a correre sono l’emozione e la suspense, con l’alta definizione della fotografia che sporca le immagini, mentre la maionese impazzita di dominazione/ sottomissione ci tiene incollati alle poltroncine.
Commedia e dramma da camera (ammobiliata…), denuncia civile e horror morale, finché la mostruosa metamorfosi della Saavedra non ci darà il colpo di grazia, anzi, con grazia: Affetti e dispetti dimostra che non sono “camera, cucina e tinello” o “i salotti vista gasometro” a rendere (spesso) asfittico il nostro cinema.
Se volete una boccata d’aria fresca, lo trovate in sala.
Ecco il trailer