Il tribunale di New York ha accertato invece che alcuni dei video contestati erano stati passato sottobanco a YouTube dagli stessi dipendenti ViaCom. Inoltre, la corte si appellata al Digital Millenium Copyright Act per assolvere BigG.
La legge, voluta nel 1996 da Bill Clinton (e imitata dall’Unione Europea con un’apposita direttiva) rende illegali tecnologie, strumenti o servizi che possono essere usati per aggirare il copyright; ma al contempo stabilisce che le società non hanno responsabilità se, una volta avvertite di violazioni dai titolari dei diritti, provvedono immediatamente a rimuovere contenuti oggetto di contenzioso. Su questo fronte YouTube si è attrezzata da tempo fornendo a tv e società di produzione strumenti per gestire il destino di video protetti (le aziende possono decidere anche di lasciarli online e di “monetizzarli” con la pubblicità). “Questa sentenza costituisce una vittoria importante non solo per noi – ha dichiarato il vicepresidente Goolge Kent Walker – ma anche per i miliardi di persone nel mondo che usano il web per comunicare e condividere esperienze”. Viacom, invece, non ci sta ed ha già annunciato che presenterà ricorso.