Il senatore del Pdl non sarà in aula alla lettura della sentenza prevista per lunedì. Intanto, si fanno sempre più concrete le voci di un'assoluzione parziale
Ma cosa si aspetta il senatore dal collegio che lo sta giudicando? Questo Dell’Utri non lo dice, anche se lascia intendere che il verdetto nei suoi confronti suonerà comunque come una smentita o una conferma del lavoro della Procura. La seconda sezione della Corte d’Appello di Palermo, intanto, è alle prese con 140 faldoni, e l ‘unica indiscrezione trapelata da Pagliarelli riguarda uno dei due giudici a latere che ha annunciato la propria ”indisponibilità” a presenziare a una udienza fissata, per un altro procedimento, lunedì prossimo. Circostanza che autorizza a ipotizzare un possibile prolungamento della camera di consiglio fino all’inizio della prossima settimana. E i difensori? Non vogliono fare previsioni, ma sostengono che ”solo una piena assoluzione potrebbe restituire al senatore l’onorabilità calpestata da un processo fatto di accuse inesistenti”. Forse, però, brinderebbero anche nel caso di una salvifica prescrizione che, sul modello Andreotti (sentenza d’appello), potrebbe annullare la rilevanza penale di quella parte dei rapporti con il finto stalliere di Arcore, Vittorio Mangano e con il coimputato Gaetano Cinà (poi deceduto), risalenti a più di venti anni fa. Per i rapporti piu’ recenti, poi, si spera in un 530 comma 2, ovvero la vecchia insufficienza di prove: l’impossibilita’ per i giudici di provare l’effettivo contributo offerto da Dell’Utri al mantenimento e allo sviluppo delll’associazione mafiosa. E l’ ”amicizia pericolosa” con i boss Graviano, ritenuta provata in primo grado, e confermata in ultimo da Spatuzza? Il collaboratore definito da Fini ”la bomba atomica” non fa troppa paura a Dell’Utri, che lo ha liquidato come “Spatuzza-tura”, prima ancora che il Viminale gli negasse il programma di protezione. Ma in caso di condanna? Il Senatore torna serafico: ”Allora tutto andrà in Cassazione”. E se l’esito finale dovesse essere il carcere? “Beh, uno si adatta”. Se lo dice lui…
di Anronella Mascali e Sandra Rizza