“Me ne faccia un etto ma alleggerisca un po’ il bordo di grasso, per favore”. “Signora le do questa entrecote che non c’è grasso laterale da togliere”. “Tolga pure il piatto tanto il bordo della pizza non lo mangio mai. Risparmio calorico? O semplice idiosincrasia?” La passione o l’avversione per lo strato liminale, il bordo o il contorno dei cibi è materia assai complicata da trattare. E forse per andare al cuore della questione ci sarebbe addirittura bisogno di un’indagine lunga e accurata.
Un’ipotesi potrebbe esser quella che dietro ci sia la paura di superare il limite e, di conseguenza, la voglia di rimanere al centro equivarrebbe a al desiderio di protezione? Allora, di contro, chi mangia le arance con le pellicine senza pelarle a vivo, e chi rispetta l’interezza della fetta e condivide la crosta del formaggio con gli altri commensali, dovrebbe essere più facilmente identificato con un persona aperta e coraggiosa? Un tipo caratteriale che nelle cose vuole vederci chiaro e per farlo si sporge sul bordo, si spinge fino al “limite”.
Come se la vertigine del concludere interamente un piatto, una bistecca, una pizza o semplicemente un fetta di pane casereccio, fosse troppo per chi invece vuole rimanere sospeso a metà, e ha paura di finire interamente una cosa perché non sa affrontare il dopo. Che peso ha in questa faccenda il gusto personale? A chi obietta che il bordo della pizza è la cosa più insulsa, si può a viso aperto rispondere che è il taglio che va modificato, e che per ogni fetta il suo pezzo di bordo bruciacchiatello e croccante non fa che bilanciare la dolcezza della pasta e la morbidezza della parte interna.
Se l’esclusione di un pezzo avesse alla base una motivazione calorica, ben altre scelte alimentari andrebbero adottate. Niente carne rossa prosciutto crudo, e per la pizza non c’è neanche bisogno di sprecare due parole. Il bordo come le colonne d’ Ercole, orizzonte sconosciuto dell’oltre, che solo insidie può nascondere. Un moto inverso rispetto alla ricerca leopardiana dell’infinito: anche lì in quel caso, c’era un bordo, un limite, una siepe. Un grado di separazione tra il qui e quello che c’è oltre, in una parola l’incognito.