Dal libro “Se li conosci li eviti” di Peter Gomez e Marco Travaglio (Chiarelettere, 2008)
Esistono almeno due telefonate intercettate fra Cuffaro e il premier Berlusconi. La prima è del novembre 2003, all’indomani degli arresti di Michele Aiello, il suo amico imprenditore prestanome di Cosa nostra. Il capo del governo sembra molto informato delle divisioni che lacerano la Procura di Palermo riguardo alla posizione di Cuffaro: da un lato c’è il pm Gaetano Paci, che ha dato il via all’inchiesta su Guttadauro & C., convinto che vada contestato al governatore, come ai suoi coimputati, il concorso esterno in associazione mafiosa; dall’altro ci sono i vertici della Procura e i pm che seguono l’inchiesta Aiello, che vogliono archiviare il concorso esterno per Cuffaro, lasciandogli solo il favoreggiamento alla mafia e la rivelazione di segreti. Lo scontro fra le due anime dell’Antimafia esploderà in pubblico nei primi mesi del 2004, ma già il 12 novembre 2003 Berlusconi chiama Totò per comunicargli che in Procura, per lui, le cose si mettono bene:
Berlusconi: Stai sereno, perché guarda che io ne ho passate di tutti i colori con la famiglia… guarda soltanto stamattina come sono illustrato in una vignetta in prima pagina sull’«Unità».
Cuffaro: Con quello che ha scritto «l’Unità» su di te e su di me c’è da farne un’enciclopedia.
Berlusconi: Comunque tu stai sereno, perché ho notizie buone come tu avrai… dall’interno dell’ufficio che si sta interessando di queste cose, per cui ho notizie buone, c’è un orientamento positivo da parte del…
Cuffaro: Ma spero che si rendano conto che io non c’entro niente, insomma.
Berlusconi: Ma sì, appunto. Noi ti appoggiamo come un sol uomo, senza nessuna possibilità…
Cuffaro: Ti assicuro che la tua telefonata è una cosa importante, per l’affetto che mi hai dimostrato…
Berlusconi: Io se c’è bisogno prendo l’aereo, vengo giù a Palermo, faccio di tutto… Comunque non succederà assolutamente niente.
Due mesi dopo, Silvio e Totò si risentono. Sono le 19,51 del 10 gennaio 2004: anche stavolta i due interlocutori sanno molto più di quel che dovrebbero. Il premier rassicura il governatore sugli esiti dell’inchiesta e lo informa che il ministro degli Interni, Beppe Pisanu, gli ha detto che è tutto «sotto controllo». Il presidente della Regione sa che qualche magistrato «fa le bizze» sul suo conto, ma confida che tutto andrà per il meglio.
Berlusconi: Sì, sono io, presidente: come stai?
Cuffaro: Benissimo.
Berlusconi: Le cose come vanno?
Cuffaro: Benissimo, benissimo… Mah, io credo bene, al di là delle cose che scrivono i giornali.
Berlusconi: Io ho saputo qui… la ragione perché ti telefono… il ministro dell’Interno…
Cuffaro: Sì?
Berlusconi: … mi ha parlato e mi ha detto che tutta la… è tutto sotto controllo… sotto controllo.
Cuffaro: Va bene.
Berlusconi: Sì.
Cuffaro: Ma io sono tranquillo, avendo la coscienza a posto. È solo…bisogna solo aspettare.
Berlusconi: Lo so, ma non basta, non basta.
Cuffaro: Ci sono i giornali che fanno un poco di schifo e qualche magistrato che fa un poco di bizze.
Berlusconi: Io oggi ho appena finito di leggere «l’Unità» in cui uno psichiatra dice che io sono il diavolo.
Cuffaro: Eh eh.
Berlusconi: Capisci, bisogna dimostrare che io sono il diavolo!
Cuffaro: Ma figurati! Per tutti noi sai che cosa sei. Quindi sai che ti vogliamo bene, io ogni mattina nella mia preghiera quotidiana… Perché a Palazzo d’Orléans da me ogni mattina alle otto e un quarto faccio la messa…
Berlusconi: Ah, bene.
Cuffaro: E ti giuro, non te l’ho mai detto, ma il mio primo pensiero è per il lavoro che fai e per ricordarti quanto ti vogliamo bene.
Berlusconi: Grazie di cuore, un abbraccio fortissimo. Salutami tanto tua moglie.
Cuffaro: Grazie, tu non sai quanto mi fa piacere questa telefonata e non sai quanto ti sono grato e quanto ti voglio bene.
Berlusconi: Grazie.
Cuffaro: Conta sempre su di me, io lavoro sempre, lavoro anche perché ci sia serenità anche dentro l’Udc, quindi stai tranquillo…
Berlusconi: Benissimo, grazie mille. Sai che sei contraccambiato totalmente.
Cuffaro: Lo so, lo so…
Cuffaro dunque, sebbene indagato per concorso esterno, rivelazione di segreti, favoreggiamento mafioso e corruzione, nel gennaio 2004 si dice tranquillo e sembra perfettamente al corrente delle due linee che si fronteggiano in Procura: qualcuno fa ancora le bizze, ma bisogna solo aspettare. Per capire che cosa Cuffaro stia aspettando basta attendere gli sviluppi dell’inchiesta che, di lì a pochi mesi, gli daranno ragione.
Il Governatore sarà processato solo per favoreggiamento. Ma sebbene speri così di cavarsela grazie alla prescrizione, alla fine sarà condannato a sette anni in primo e secondo grado. E nel 2010 sarà processato anche per il tanto temuto concorso esterno in associazione mafiosa.