Si dicono “offese” non tanto dal modo in cui è stata azzerata la loro rubrica Doppia Difesa su “Chi”, piuttosto dalla ricostruzione di quanto accaduto fatta da Alfonso Signorini, direttore del settimanale di Segrate. E così, Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno, mettono nero su bianco la loro verità. Neanche a dirlo, totalmente diversa da quella di Signorini. Lui parla di sondaggi dei lettori, di basso gradimento della rubrica e nega qualsiasi tipo di epurazione: “Sono state bocciate dai lettori”, dice. Hunziker e Bongiorno raccontano tutta un’altra storia. E come sempre basta guardare le date. Il 17 giugno Bongiorno, presidente della commissione giustizia della Camera e soprattutto finiana doc, invoca la necessità di compiere “approfondimenti e modifiche” al ddl intercettazioni, incassando, tra gli altri, il plauso del leader dell’Idv, Antonio Di Pietro. Il giorno dopo, venerdì 18 giugno, invia il testo della rubrica per il nuovo numero di “Chi”. Testo che non sarà mai pubblicato.
L’avvocato e la conduttrice pensano a un disguido. Telefonano, si informano e scoprono che in realtà la rubrica è stata soppressa. Perché? “Venerdì 25 giugno Borgnis (vicedirettore di Chi, ndr) ha telefonato comunicando che la rubrica era stata soppressa e che si è trattato di una ‘scelta editoriale’: dai sondaggi è emerso che la rubrica di Doppia Difesa era quella meno in linea con lo ‘spirito ottimistico e speranzoso del giornale’”. Quindi nessuna ritorsione da Arcore per le critiche al ddl intercettazioni? Nessuna freccia telecomandata contro una fedelissima finiana? “Noi ci limitiamo a osservare che non era necessario attendere tre anni, tanto meno fare un sondaggio, per scoprire che una rubrica che affronta il tema delle violenze, delle discriminazioni e degli abusi non è allegra”. Meno ironica la Hunziker che nei giorni scorsi aveva chiosato: “Non so se ci sia una qualche relazione. Io vedo i fatti, e sono agghiaccianti”.
Probabilmente il premier avrà definito agghiacciante il via libero della finiana Bongiorno alle sette audizioni sul ddl intercettazioni. Autorizzazione data il 24 giugno (tempismo perfetto) accogliendo le richieste avanzate dall’opposizione di un supplemento di approfondimento sul testo licenziato dal Senato. Pdl e Lega si erano ampliamente e più che chiaramente espresse contro il nuovo giro di audizioni, tra cui quella del procuratore antimafia Pietro Grasso. Che oggi ha dato un assaggio del suo pensiero durante una conferenza stampa a Firenze. ”Dobbiamo stare attenti a non indebolire gli strumenti come le intercettazioni telefoniche ambientali”, ha detto. Secondo Grasso il ricorso alle intercettazione è indispensabile anche ”in caso di gruppi criminali organizzati, laddove non si può contestare l’intimidazione o l’associazione mafiosa”. Chissà se Grasso ha una rubrica su qualche rivista.
di Davide Vecchi