Lavorava come dipendente di una cooperativa di pulizie ed è morto una settimana dopo un grave infortunio sul lavoro cadendo in un macchinario che trita il legno e che ha irrimediabilmente schiacciato il suo corpo.
Una notizia che non merita spazio nei telegiornali: l’ ennesima vittima della guerra del lavoro consumata in luoghi mai troppo lontani e accessibili ai controlli considerati però un “lusso” soprattutto in tempo di crisi.
Da una parte donne e uomini troppo spesso obbligati ad accettare di lavorare in ogni condizione pur di guadagnare dall’altra “controllori” che preferiscono chiudere gli occhi ritenendo così magari di incentivare la produzione anche di quanti considerano il capitale umano una parte marginale del sistema: costo da giocare sempre al ribasso.
Intanto la vita di un’altra famiglia è stata violentemente spezzata nell’assordante silenzio di chi paga un prezzo troppo alto per quello che altro non è che un diritto al lavoro.