PARIGI – E dire che il nostro aveva fatto di tutto per evitarlo. Per evitare che il terzetto Pierre Bergé-Matthieu Pigasse-Xavier Niel, tre ricchissimi personaggi in odore di antisarkozysmo, prendesse il controllo di Le Monde. Il nostro Nicolas Sarkozy aveva brigato, telefonato, convocato. Ma non c’è stato niente da fare. Dopo il voto favorevole al trio, venerdì scorso, da parte dei giornalisti (al 91% in assemblea), la cordata concorrente (il gruppo del Nouvel Observateur, Orange e lo spagnolo Prisa), più compiacente nei confronti dell’Eliseo, ha deciso oggi di ritirarsi dalla corsa. Inizia cosi’ il negoziato esclusivo con il primo tandem, che dovrebbe chiudersi entro la fine dell’estate. Quello che accomuna i tre? Hanno tanti soldi. Cosi’ tanti da mettere assieme fra 80 e 120 milioni di euro (la cifra precisa non è ancora stata definita) per salvare Le Monde, sull’orlo della bancarotta. Hanno cosi’ tanti soldi da poterne investire una (piccola) parte nella rinascita del giornale, per niente sicura. Uno sfizio, insomma. I giornalisti, che finora ne avevano il controllo, li hanno scelti, sperando che questa loro nonchalance, finanziaria e non, si possa tradurre in una gestione non assillata dagli utili.

Ma chi sono? Partiamo dal più anziano, Pierre Bergé, classe 1930. Originario di un’isoletta dell’Atlantico, famiglia modesta. Sua madre era una maestra appassionata del metodo Montessori, dalle confessate idee di sinistra. Ne è venuto fuori uno che, nel Dopoguerra, sbarcato senza un soldo a Parigi, ammetteva senza problemi (a quei tempi) di essere omosessuale. Spirito indipendente, iconoclasta. Scomodo, se necessario. Compagno di una vita di Yves Saint Laurent, morto due anni fa, ne è stato il manager, la ragione prima del suo successo economico. Dalla vendita della maison ha tirato su una fortuna, a parte le case e le opere d’arte possedute, in parte già messe all’asta. Con questi soldi fa beneficienza. E, lucidissimo, aiuta chi vuole lui. Ha praticamente finanziato la campagna elettorale di Ségolène Royal, rivale di Sarkozy alle ultime presidenziali.

Xavier Niel, 42 anni, è un altro figlio di nessuno che ha fatto fortuna: razza cosi’ rara in Francia. Appassionato di informatica, inizio’ ai tempi del Minitel, una sorta di antesignano di Internet sul suolo francese. Xavier si butto’ nel business più lucroso, il Minitel Rose, i servizi porno. In seguito ha dato vita a Free, una delle principali società di accesso a Internet nel suo Paese. Ha inventato la formula del triple play (un forfait da pagare per telefonia fissa, Internet e tv via cavo), imitata in tutto il mondo. Più che uno di sinistra Niel è un libertario. Uno che si fa i cavoli suoi. Ma che rifiuta il sistema Sarkozy. Ha già finanziato siti d’informazione avversi al Presidente, come Mediapart e bakchich.info. Nicolas ha fatto di tutto per impedire che a Free andasse una licenza di telefonia mobile (ma poi l’ha ottenuta). E, con lo scopo di risolvere a modo suo la vicenda Le Monde, aveva convocato due settimane fa all’Eliseo il direttore Eric Fottorino, dicendogli : «cosa volete fare, coinvolgere l’uomo dei peep show?», riferendosi al passato porno di Niel. Ma alla fine l’uomo dei peep show ce l’ha fatta.

Matthieu Pigasse, classe 1968, è un personaggio, se si vuole, più «normale» degli altri. E’ nato bene. E ha frequentato tutte le «grandes écoles» classiche dell’élite francese, Ena compresa. Ha iniziato la sua carriera nei dicasteri, all’ombra di ministri socialisti. L’ha poi continuata nel privato e in particolare nella finanza. E’ ora alla guida della banca d’affari Lazard in Francia. Diciamolo: un po’ «gauche caviar», frequentatore di certi salotti parigini. Pigasse, comunque, è normale fino a un certo punto. Questo banchiere, patito di musica rock e punk, ha già comprato Les Inrockuptibles, rivista cult a Parigi. Pure lui, poi, non sopporta Sarkozy. O meglio, il terzetto non sopporta Sarkozy. Per Nicolas? Tempi duri in vista.

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