Se a una persona che stimo moltissimo e considero di specchiata moralità dessero sette anni per mafia sarei furibondo per l’ingiustizia, non mi verrebbe neanche in mente di festeggiare perché non gli hanno aggiunto altri quattro anni per mafia successiva. Nel partito-salamelecco di Berlusconi, invece, per la condanna del senatore Dell’Utri circola grande soddisfazione: solo (!) sette anni, mentre per le stragi successive al ’92, e altre mafiosità dopo quella data, “il fatto non sussiste”.
Ora, se sei contento per una sentenza del genere, l’unica spiegazione è che avevi fondati motivi per aspettarti di peggio. E se ti aspettavi di peggio, malgrado una corte giudicante che tutti i “rumors” e “gossip” di Sicilia davano come la sorte – diciamo così – meno ostile, allora l’unica spiegazione logica è che sai qualcosa che noi non sappiamo, quel qualcosa che il pubblico ministero ha ricostruito con grande impegno almeno per alcuni episodi, anche se le testimonianze a riscontro non sono state considerate tali dalla corte. Se poi il telegiornale minzolino biascica in due parole velocissime la notizia della condanna, e concentra tutto il servizio sulla “assoluzione”, hai la conferma che il vertice che ci governa ricorda sempre di più un suo sinonimo: la cupola.