La Curia di Sodano e Bertone mette in riga il Papa, mentre la Corte Suprema degli Stati Uniti stabilisce che il Vaticano potrà essere processato fin nei suoi vertici più alti per la vicenda dei preti pedofili. Se non fosse per l’eccesso di ossequio con cui in Italia viene trattato il Papa, qualcuno a proposito di Joseph Ratzinger avrebbe già rispolverato la metafora del Re Travicello. Benedetto XVI si sta infatti avvitando in una serie ininterrotta di “stop and go”, di “un colpo al cerchio e uno alla botte”.
Promette una sorta di “tolleranza zero” verso la pedofilia ecclesiastica e garantisce piena collaborazione alle autorità secolari perché i colpevoli vengano puniti già su questa terra, ma poi presta manforte al suo segretario di Stato che di fronte alla giustizia belga se ne esce con un “nemmeno i regimi comunisti…”, prontamente smentito da Eric De Beukelaer, portavoce dell’arcidiocesi “vittima”, che definisce quello di Bertone “un commento personale sull’onda dell’emozione”.
Ma la Curia ha intanto imposto al Papa la solenne ramanzina contro il cardinale arcivescovo di Vienna Schönborn, colpevole di aver ricordato con nome e cognome (Angelo Sodano) la scelta di omertà con cui fu coperta per un certo periodo l’attività pedofila del suo predecessore dalla Curia stessa. Come possa, con questi giganteschi passi indietro, restare credibile Benedetto XVI nella sua dichiarata volontà di fare pulizia, diventa un enigma.
Storica è poi la sentenza della Corte suprema americana. Che non si è opposta alla tesi dell’avvocato di una vittima della pedofilia ecclesiastica che vuole chiedere al Vaticano stesso il risarcimento, considerandolo una multinazionale di cui i preti sono i dipendenti, i vescovi una sorta di consiglio di amministrazione e il Papa una sorta di amministratore delegato.
Ora toccherà perciò a un tribunale dell’Oregon e a una giuria, e a qualsiasi altro tribunale locale venga investito di analoghi procedimenti, decidere nel merito. Dopo aver eventualmente sentito come testimoni Sodano, Bertone e lo stesso Ratzinger. Ne vedremo delle belle.