A Palermo tutti si aspettavano l’assoluzione di Marcello Dell’Utri e invece il fondatore di Publitalia e di Forza Italia è stato condannato a sette anni di reclusione che non sono bruscolini. Proviamo, perciò, a leggere diversamente la sentenza d’appello emessa questa mattina nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone.
E’ vero, per i giudici di Palermo il concorso esterno in associazione mafiosa è riconosciuto solo fino al 1992. Le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza che collocano al 1994 i rapporti tra i fratelli Graviano e Marcello Dell’Utri (“il compaesano”) sono state ritenute insufficienti o non credibili (questo lo sapremo quando leggeremo le motivazioni della sentenza). E, dunque, questa sentenza può essere interpretata come una sentenza di “mediazione”. Ma, a differenza di quella contro Giulio Andreotti, rispetto alla richiesta dell’accusa c’è stata solo una riduzione della pena. Nessun reato prescritto.
Non capisco perciò come la difesa di Dell’Utri possa cantare vittoria. “Hanno dato un contentino alla procura palermitana – ha detto Dell’Utri – e una grossa soddisfazione all’imputato, perché hanno escluso tutto ciò che riguarda le ipotesi dal 1992 in poi”. Poteva andargli peggio (questa corte non ha voluto neanche sentire come teste Massimo Ciancimino) ma non gli è andata bene. Anzi, penso che le opposizioni e anche singoli parlamentari della maggioranza debbano chiedere le sue dimissioni da parlamentare della Repubblica italiana (essendo stato condannato in secondo grado).
Dell’Utri, che continua a ritenere eroe il capo mandamento di Cosa Nostra Vittorio Mangano, esce indebolito da questa sentenza. Sembra di rivivere il 1992 quando cadde la prima Repubblica sotto i colpi di Mani pulite e Cosa Nostra decise di vendicarsi dei suoi interlocutori politici che non furono in grado di mantenere le promesse (l’omicidio di Salvo Lima).
La mafia militare di oggi appare più debole ma non è stata vinta. E’ stata in parte silente in nome dell’accordo raggiunto con i vincitori della seconda repubblica ma oggi che scricchiola il potere berlusconiano cosa succederà?