“Alle spalle delle stragi del ’92 e del ’93 si mosse un groviglio tra mafia, politica, grandi affari, gruppi eversivi e pezzi deviati dello Stato”. Parole del presidente della Commissione parlamentare bicamerale Antimafia, Beppe Pisanu.
Nella lettura della sua relazione, Pisanu ha anche ricostruito con dovizia di particolari tutta la stagione delle stragi e degli omicidi eccellenti, dando quasi per acquisito che dietro questi fatti di sangue ci fossero in corso due trattative ben definite: quella tra Mori e Ciancimino (“che forse fu la deviazione di un’audace attività investigativa”) e quella tra Bellini, Gioè, Brusca e Riina, che decisero di attaccare il patrimonio artistico dello Stato.
Per avvalorare la tesi dell’esistenza della “trattativa”, Pisanu parla anche di una “singolare corrispondenza di date che si verifica, a partire dal maggio del ’93, tra le stragi sul territorio continentale e la scadenza di tre blocchi di 41 bis emessi nell’anno precedente”. Parlando di Falcone, invece, l’ex ministro ha sostenuto che “non esistono terzi livelli di alcun genere capaci di influenzare o addirittura determinare gli indirizzi di cosa nostra”.
Fatti, ipotesi e riscontri che arrivano all’indomani della condanna a sette anni di carcere per il senatore Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. La richiesta dei pm, però, era di 11 anni, pena giudicata eccessiva dai giudici perché, a loro dire, Dell’Utri non ha fatto mai parte dell’ormai famigerata trattativa Stato- mafia. E il Pdl ha esultato. In blocco. Oggi, però, ecco le parole inequivocabili di Pisanu, ex ministro di Berlusconi, che sembrano segnare uno scarto dalle posizioni della maggioranza a cui appartiene.
In quest’ottica le ha lette l’europarlamentare Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso nella strage di Via D’Amelio: “Le parole di Pisanu – ha dichiarato – smentiscono palesemente chi, appena ieri, con ragionamenti paradossali, ha cercato di leggere, nella pesante condanna inflitta al senatore Dell’Utri la negazione della trattativa tra Stato e mafia. Evidentemente, c’è chi vorrebbe far calare il silenzio sulle stragi del ’92 e del ’93. Ma i brandelli di verità che faticosamente stanno venendo alla luce impongono che si faccia finalmente chiarezza. E giustizia”.
Nel prosieguo della lettura della sua relazione, Pisanu ha anche parlato dell’attuale rapporto tra mafia e politica: “Dal 1994 ad oggi Cosa Nostra ha perduto quasi tutti i suoi maggiori esponenti, mentre in Sicilia è cresciuta grandemente una opposizione sociale alla mafia che ha i suoi eroi e i suoi obiettivi civili e procede decisamente accanto alla magistratura e alle forze dell’ordine. Anche per questo – ha continuato Pisanu – Cosa Nostra ha forse rinunziato all’idea di confrontarsi da pari a pari con lo Stato, ma non ha certo rinunziato alla politica. Al contrario, con l’espandersi del suo potere economico ha sentito sempre più il bisogno di proteggere i suoi affari e i suoi uomini. Specialmente con gli strumenti della politica comunale, regionale, nazionale ed europea”.
Alla relazione di Pisanu ha replicato il procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso. A chi gli chiedeva una risposta alle parole dell’ex-ministro, Grasso ha replicato: “Le teorie sono belle ma c’e’ bisogno di prove dal punto di vista penale. Ipotesi costruite su tanti fatti non hanno consentito di trovare una prova penale individualizzante”.
Le parole di Pisanu sono “un passo avanti sulla strada per la verità” invece per l’ex segretario del Pd Walter Veltroni: “La relazione è l’inizio della discussione – ha detto l’ex segretario del Pd – ora le audizioni serviranno a completare il quadro. Nella relazione ci sono cose da approfondire e ci sono anche omissioni; per esempio il fatto che le stragi furono in qualche modo annunciate, per esempio da personaggi che erano stati coinvolti della strage di Bologna”. “In ogni caso – ha sottolineato Veltroni- con la relazione di Pisanu si parte nel modo giusto, e cioè si afferma che le stragi del 1992-93 non furono solo di mafia. Quello che dobbiamo sapere – ha insistito l’esponente del Pd – è chi c’era seduto al tavolo che decise le stragi di quel biennio: la mafia fu il braccio ma non anche il cervello”.
Quanto alle audizioni che verranno decise domani, secondo Veltroni dovranno essere ascoltate “diverse personalità politiche di quel periodo: “un numero – ha spiegato – non infinito, ma selezionato; quelle 10-12 persone che ci dicano cosa è successo nel 1992-93”.