La Tim e la Vodafone (e tutti gli altri) ci informano che il loro segnale mobile copre il 98% della popolazione, e non so quanto del territorio italiano. Accidenti, io sono sempre nel restante 2%? Come mai a me il segnale cade sempre, manca, arriva a stento? La famiglia bella, mattiniera, gaia, con moglie gnocca, padre figo e figlio ideale, ha un segreto: il frollino. Ieri c’ho provato anche io. Ho preso il frollino in questione e l’ho intinto nel caffè. Non si è materializzata nessuna famiglia (e soprattutto nessuna gnocca).
L’insalata che compravo tempo fa era ottima, ben imbustata, fragrante, già lavata. Poi un giorno ho notato che costava 11 euro al chilo. Mi è parso un po’ troppo. Ho verificato quella normale, sfusa, da lavare, costava 1,20 euro. Qualcuno pensa che per me lavare l’insalata sia così insopportabile da farmela pagare 10 volte tanto? Mi sono sentito molto pirla. I prodotti ad altezza spalla, nei supermercati, costano dal 15 al 30 per cento in più. Lo sapevo, certo. Però un giorno mi sono messo a guardare: quasi sempre i produttori dei prodotti erano gli stessi stabilimenti! Dunque costavano di più solo perché così evitavo di chinarmi e prendere quello sotto. Altra sensazione di essere molto pirla.
Mio padre è dovuto tornare al satellite perché il digitale terrestre non funziona. Grande battage, ve lo ricordate? Ma non va. Stavolta il grande pirla era lui, che ci aveva creduto. Le migliori sono le banche, le assicurazioni, che ci dicono che sono nostre, proprio nostre, sono la nostra casa, ma che dico, il nostro regno, disegnato tutto intorno a noi, e che se abbiamo un incidente si fanno in quattro… Beh recentemente ho avuto un sinistro in barca. L’assicurazione per pagarmi (come dovrebbe) mi chiede duecento documenti obbligatori, dunque cose che devo avere per la legge, e se non ce le ho mi danno una multa. Come se io per pagare il premio avessi chiesto loro se retribuiscono i dipendenti, se hanno pagato le tasse. Altro che regno… Sono un suddito (pirla).
L’ultima è di ieri: ho pagato una multa, ma devo tenere il tagliando per 5 anni. Perché? Per provare che ho pagato. Ma come, ho pagato! Eccomi! Non basta. Tenere tagliando. E’ un mondo di fuffa. I messaggi raccontano storie che non esistono, prodotti che non hanno valore, chincaglierie. Sono le moderne perline, i moderni specchietti che il Comandate Cook scambiava con terre e oro degli indigeni (che un giorno però lo fecero fuori e lo divorarono. Forse perché si erano rotti di essere presi in giro).
Ecco. Quando parlo di cambiamento, intendo cambiare rispetto a questo stato di cose. Cioè rispetto a ciò che di questo posso cambiare. Prenderò ancora multe per divieto di sosta, certo. Non potrò cambiare tutto. Ma qualcosa sì. Cambio visuale, cambio cultura, cambio approccio. Cambio così tanto (?!) che mi lavo l’insalata, che mi chino per prodotti meno cari (ma identici), che faccio tutto il possibile per non farmi fregare. Ma badate bene, non tanto (e non solo) economicamente. Lì posso fare qualcosa, del mio meglio. Il cambiamento vero è che non perdo tempo ad ascoltare, a credere, e perfino a diffidare. Esco dalla loro visuale, dal punto d’osservazione del capitale e chi gli fa da vedetta.
Cerco il benessere altrove, non compro nulla o quasi, non dipendo né dai prodotti né dalla loro comunicazione. Esco, vado a farmi un giro, non ascolto. Divento parte di un altro target, che dovranno sforzarsi molto di più per raggiungere. Dovranno corrermi dietro, piegarsi, lavare, restare senza segnale, ed è ancora da vedere se sapranno prendermi. Io sono altrove, inutile tentare. Sono in uno spazio dove i messaggi non hanno presa. Dove per convincermi bisogna fare molta, molta più fatica. E poi, spesso, essere preparati a fallire.