Fotoalbum di Pier Paolo Zaccai, consigliere provinciale Pdl a Roma, tratta dal suo sito personale www.zaccai.it
Prima foto: Zaccai dietro scrivania dirigenziale massellata con tricolore e gagliardetti e bimba in braccio (la figlia, suppongo). Elogio delle istituzioni e della famiglia come fonte di ispirazione del buongoverno.
Seconda foto: matrimonio dell’onorevole Zaccai in chiesa. Sposa in abito bianco, lui abito scuro classico. Elogio del settimo sacramento, dell’indissolubilità del vincolo, del dovere di fedeltà, della famiglia come fonte eccetera
Terza foto: Zaccai in compagnia di Joseph Ratzinger, a occhio ancora cardinale, e di altre personalità di Santa Romana Chiesa.
Quarta foto: Zaccai bacia la mano a Giovanni Paolo II. Come dire, i contatti in alto non gli mancano
Quinta foto: Zaccai con un non ben precisato prete. Ma quanti preti conosce questo Zaccai?
Sesta e settima foto: Zaccai con Alemanno e Storace. Comuni radici cristiane e missine
Ottava foto: Zaccai in mimetica e maschera antigas. Sembra pronto per fare irruzione in un covo di Al Qaeda sulle montagne del Waziristan
Nona foto: Zaccai assieme ai poliziotti del New York Police Department.
Elogio della legalità (a proposito, lo sa il consigliere Zaccai cosa gli fanno agli spacciatori di coca i poliziotti americani?) Pier Paolo Zaccai è stato ricoverato al pronto soccorso giovedì mattina all’alba in stato confusionale in un ospedale di Roma dopo un festino a base di cocaina in compagnia di alcuni Trans. Zaccai si era sporto dal balcone di un appartamento di San Giovanni urlando frasi sconnesse e improvvisando un comizio (sull’integrità della famiglia? Sulla tolleranza zero verso gli spacciatori di colore?) Che dire? Non mi va di fare moralismi e resto convinto che dentro le mura domestiche ognuno sia libero di fare ciò che più gli aggrada – ovviamente senza nuocere agli altri. Ma benedetto il Signore, possibile che uno si debba definire esattamente per il contrario di ciò che è? Viva i trans, bistrattati e derisi, e alla loro opera di smascheramento della solenne ipocrisia dei nostri politici.