Un vero peccato che la Chapman non abbia potuto interpretare se stessa. I produttori hollywoodiani – che hanno immediatamente pensato di realizzare un film sulla spia scoperta dall’Fbi – avevano pensato proprio a lei come “attrice” per il suo biopic. Ma tra processi e veti incrociati (da Washington e Mosca) la bella russa dovrà attendere ancora un po’ prima di essere lanciata nel firmamento del cinema. La stoffa c’è tutta: neppure trent’anni, addestrata a mentire e recitare, avvezza agli ambienti esclusivi, la Chapman è naturalmente destinata al mondo dello spettacolo. E scommettiamo che ci sarà un altro film pronto ad attenderla.
Quello che avete letto fin qui è totalmente falso. Ma non è forse verosimile? Tutti i giornali del pianeta ne parlano, tutti pubblicano le foto in cui, con i suoi sorrisi da gatta, Anna “la rossa” incarna alla perfezione il ruolo della sexy spia. Una dei dieci “agenti in sonno” – così si chiamano in gergo – che componevano la rete scoperta dall’Fbi, l’unica ad essere già un’icona. Che piace alla gente che piace. Piace perchè è cinema calato nella realtà. Perchè è fiction in carne ed ossa. Si legge qua e là che “pare uscita da un film di James Bond”. Ma non è vero. Nella società dello spettacolo tra cinema e “realtà” non c’è soluzione di continuità. E, anzi, semmai sarà la Chapman a riscrivere il cinema. Forse a qualcuno non verrà la tentazione di realizzare sul grande schermo la sua biografia? E, guai con la giustizia permettendo, non sarebbe forse perfetto che fosse proprio lei, lei in persona, a essere attrice e personaggio? Perchè, sui giornali e nelle tv di tutto il mondo, non è forse già così, attrice e personaggio? Non è già una trama vivente? Un condensato di storie e immagini? Le categorie di realtà e finzione sono veramente morte. Morte fino all’osso. Vale la pena di proporne un’altra, che va decisamente rivalutata. La categoria della verità.