Non ha ancora smaltito la sua indignazione, Marida Lombardo Pijola. Inviata speciale del Messaggero e scrittrice (“L’età indecente” è il suo ultimo libro) è stata lei a dirigersi contro il capannello di giornalisti e fotografi che, alla manifestazione Fnsi di Piazza Navona contro la legge-bavaglio, stavano circondando Patrizia D’Addario.
Come sono andate esattamente le cose, Marida?
“Premetto, il mio vero obiettivo non era la signora D’Addario, ma quei colleghi che da una buona ora e mezza la stavano circondando nel retropalco della manifestazione facendole domande grottesche, del tipo ‘Si sente il simbolo della libertà di stampa’?”
E quindi?
“Erano le sei e mezza, e questa storia andava avanti dalle 17, con la D’Addario, truccatissima e svenevole, che continuava ad esibire ai fotografi la copertina del suo “Gradisca, presidente”. Sembrava un talk-show di serie B. Allora mi sono avvicinata e ho detto: ‘Signora, non ce l’ho assolutamente con lei. Ma volevo segnalare a tutti i colleghi che sono venuti qui per ben altre ragioni: sul palco si parla non soltanto di legge-bavaglio, ma anche di mobbing, di censura, di giornalisti che rischiano la vita, della dignità dell’informazione, insomma…”
E la D’Addario?
“Si è inalberata e mi ha aggredito a parole: ‘Ma come si permette? Io ho più dignità di lei. Lei non sa cosa ho passato, io ho scoperchiato un sistema’. E molti fotografi le davano manforte, dicendo che lei era libera di fare quello che voleva”.
Poi è intervenuta Benedetta Buccellato.
“Sì, ha urlato alla D’Addario di andarsene e sono volate parole più dure”.
Ma in precedenza ti eri rivolta anche al presidente della Fnsi?
“Sì, ho detto a Roberto Natale che la D’Addario, ex cortigiana, rischiava di diventare il simbolo dell’intera manifestazione, e che stava sfruttando l’occasione unicamente per fare pubblicità a se stessa e al suo libro. Lui mi ha risposto che la piazza è libera. Poi ho visto che ha corretto il tiro in alcune interviste. Quindi ho avuto quel sussulto di indignazione che ho descritto, senza però perdere mai la calma”.
Conclusione?
“Una conclusione sconsolata. Siamo noi giornalisti i responsabili della cattiva informazione. Quei colleghi tutti attorno all’ex cortigiana, a farle domande stupide, in una manifestazione dai contenuti seri, drammatici, sono il simbolo del degrado. Una volta era soltanto la tv a fare così, adesso – purtroppo – anche i giornali. E’ colpa nostra, soltanto colpa nostra. Non cerchiamo scuse”.