Politica

Le critiche di Tremonti? “Un tentativo di rifarsi una verginità politica”

L'eurodeputato dell'Idv, Luigi de Magistris, risponde alla polemica innescata dal ministro Tremonti sui fondi europei: "E' solo una parte della verità. E' lo Stato a decidere dove finisce la maggior parte dei soldi"

Tremonti contro la “cialtroneria di chi prende soldi” e “non li spende”. Tremonti contro un “percorso scandaloso” nella gestione dei fondi comunitari. Con chiosa: “La colpa non è dell’Ue né dei governi nazionali di destra o sinistra”.

Di fronte alla platea di Coldiretti, questa mattina, il ministro dell’Economia ha duramente condannato la gestione che le amministrazioni del Mezzogiorno hanno fatto dei soldi comunitari: solo 3,6 miliardi di euro sono stati infatti spesi a fronte dei 44 disponibili nella gestione 2007-2013. Uno spreco clamoroso che il ministro ha inserito nel suo più ampio intervento sullo stato dell’agricoltura nel nostro paese.

Ma se il peccato è chiaro e di una “gravità inaccettabile” spiega l’eurodeputato dell’Idv, Luigi de Magistris, additare il peccatore può anche essere solo una operazione di facciata.

Onorevole de Magistris, Tremonti ha scoperchiato il vaso di Pandora?
Il discorso di Tremonti è in parte giusto ma deve essere articolato. Ad una analisi fattuale è chiaro che una parte, una parte anche molto consistente dei fondi per le pubbliche amministrazione del Sud è andata a consolidare il rapporto tra i governi locali e il potere dei colletti bianchi più corrotti. Con la nascita di miriadi di società attorno alla spartizione dei fondi ci sono stati più costi che benefici e nessun vantaggio per il territorio.

Allora ha ragione il ministro?
Tremonti racconta solo una parte della questione. Dice che il Sud ha avuto i soldi e non li ha spesi, tanto che sono stati restituiti. Ma non dice ad esempio che la maggioranza dei fondi destinati alle regioni del Sud passa attraverso le assegnazioni del governo centrale, che li distribuisce attraverso il ministero dello Sviluppo economico. Non parla del ruolo determinante dei sottosegretari presenti e passati – ne cito tre: Cosentino, che secondo la magistratura è il tramite politico del clan dei casalesi, Micciché e Galati – nella attribuzione dei fondi e del loro ruolo all’interno del Cipe.

Il fallimento del Sud però è reale.
Solo se lo si considera in un rapporto sinergico con i governi, che va oltre il dato destra-sinistra e che coinvolge anche il potere centrale. E’ il fallimento di una classe dirigente nel suo complesso. Per anni questa distribuzione di soldi ha fatto comodo a tutti: ha finanziato attività e formazioni politiche e contribuito a creare un sistema di malaffare che non ha portato niente ai territori e non ne ha risolto né alleviato l’occupazione delle terre. Non dimentichiamo che chi ha tratto i maggiori profitti da questa occupazione sono le società del Nord. Ripeto, la responsabilità del Sud è solo una parte del discorso, è l’intero sistema Stato che va analizzato. Del resto questo sistema era oggetto di una parte delle mie indagini.

Ma allora a chi parla Tremonti? E che utilità può trarre da questi discorsi?
Non credo che parli a qualcuno in particolare. Credo però che omettere una parte importante del discorso serva a a crearsi una nuova verginità politica, mentre nei fatti è chiaro che Tremonti sta cercando di dividere il Paese. Nella sua politica è evidente il tentativo di spostare comparti della pubblica amministrazione al Nord ed è una politica destinata a separare sempre di più il Paese.

Cosa dicono di questa situazione in Europa?
Il Parlamento europeo è consapevole della responsabilità dei governi nazionali in questa situazione. E non solo al Sud. Per questo posso anticipare che la commissione che presiedo (commissione per il controllo del bilancio comunitario, ndr.), in ottobre sarà in Italia per verificare che uso è stato fatto dei soldi comunitari in regioni come la Lombardia, l’Abruzzo, la Campania e la Calabria. In particolare, cercheremo di capire l’utilizzo dei fondi destinati all’Expo e alla situazione dopo il terremoto dell’Aquila.