Non ha avuto molto risalto sulla stampa la dichiarazione del sindaco di Arcore, Marco Rocchini di tre giorni fa. Ha affermato che visto che il suo comune –come tutti gli altri- è strozzato dal patto di stabilità e dai tagli alla finanza locale, ha dato l’assenso al cambio di destinazione d’uso a 30 ettari di terreni agricoli che ricadono nel parco del Lambro. Sopra quei terreni, l’immobiliare Idra della famiglia Berlusconi realizzerà 400 appartamenti, qualcosa come 1.200 nuove persone. Si chiamerà Milano 4, in onore e ricordo di Milano 2 e 3 dello stesso ideatore-benefattore, Silvio Berlusconi.

Facciamo un po’ di storia e di conti. Berlusconi acquista i terreni agricoli negli anni ’80 ed il loro valore di mercato all’epoca si aggira ragionevolmente intorno a 5 miliardi di lire. Con la variante che si vuole approvare si concedono 150 mila metri cubi di residenze: un valore immobiliare pari ad almeno 200 milioni di euro.

Certo ci sono dei trascurabili intoppi da superare. I terreni sono ancora classificati agricoli e occorre fare una variante “francobollo” che li renda edificabili. Che problema c’è? Le leggi ci sono e il sindaco è dello stesso partito del proprietario dei terreni, e questo aiuta. C’è poi la seccatura di dover togliere il vincolo del parco, ma anche qui non sembra ci siano ostacoli insormontabili: basta con i vincoli che bloccano lo sviluppo. Sono infatti favorevoli l’assessore all’urbanistica della provincia di Monza Antonino Brambilla, e il presidente del Parco Valle del Lambro.

Visto che l’incidenza dell’area sul costo delle abitazioni è pari al 15-20 % del totale, quei terreni pagati trent’anni fa 2,5 milioni di euro ne valgono oggi 30 – 40. Un bel colpo davvero!. Solo con la variante urbanistica si guadagnano 30 milioni. E poi dicono che il nostro presidente del Consiglio non sia bravo.

A questo punto la commedia degli inganni appare con i contorni più chiari, perché il sindaco Rocchini afferma che il comune beneficerà delle seguenti opere a totale carico del benefattore: restauro e sistemazione di villa Borromeo col suo parco, piste ciclabili, sottopassi per gli attraversamenti ferroviari, ristrutturazione della stazione ferroviaria della Buttafava, un centro per anziani e abitazioni da affittare a canoni agevolati. Il valore di queste contropartite, affermano le cronache, è pari a 20 milioni di euro, e cioè meno di quanto il privato guadagna solo con la variante, poi verrà il resto dell’affare.

Un vergognoso esempio di urbanistica contrattata e di conflitto di interessi, perché non si deve andare molto lontano per trovare chi toglie i finanziamenti ai comuni per realizzare opere pubbliche normali come la manutenzione delle stazioni o il restauro della villa Borromeo. E’ sempre lui, il presidente del Consiglio Berlusconi. Un fatto così non sarebbe accaduto in nessun paese della civile Europa: da noi si accetta ormai ogni nefandezza.

E per finire lo scandalo più grave. La recentissima proposta governativa di variazione dell’articolo 41 della nostra Costituzione contiene anche una proposta di cambiamento dell’articolo 118, quello che regolamenta l’attività urbanistica delle regioni e degli enti locali. La proposta è la seguente (comma 3): In materia urbanistica lo Stato, le Regioni, le Città metropolitane, le Province e i Comuni entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge costituzionale provvedono anche ad adeguare le proprie normative in modo che le restrizioni del diritto di iniziativa economica siano limitate allo stretto necessario per salvaguardare altri valori costituzionali”.

L’Italia lasciata in mano alla più feroce speculazione edilizia, altro che libertà d’impresa. Questo è l’obiettivo del Partito delle libertà.

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