Sandro F. era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Sondrio, nel settembre 2005, e anche la Corte d’appello di Milano, nell’ottobre 2007, lo aveva ritenuto colpevole di maltrattamenti ai danni della moglie Roberta B.
Pena: 8 mesi di reclusione con le generiche. Motivazioni della Corte d’appello: “La responsabilità dell’imputato era provata sulla base di sue stesse ammissioni, anche se parziali, e sulla testimonianza di medici, conoscenti e certificati medici, da cui si ricava una condotta abituale di sopraffazioni, violenze e offese umilianti, lesive della integrità fisica e morale” della moglie sottoposta a “continue ingiurie, minacce e percosse”. Sandro F. decide di appellarsi alla Suprema Corte in cerca di giustizia. E finalmente la trova. Perché “i fatti appaiono risolversi in alcuni limitati episodi di ingiurie, minacce e percosse nell’arco di tre anni (per i quali la moglie ha rimesso la querela), che non rendono di per sé integrato il connotato di abitualità della condotta di sopraffazione necessaria alla configurazione del reato di maltrattamenti”. Ciliegina sulla torta: “La condizione psicologica di Roberta B. per nulla intimorita dal comportamento del marito, era solo quella di una persona scossa, esasperata, molto carica emotivamente”. Condanna annullata.
È tutto vero, come il caldo che in questi giorni è piombato sulla Capitale e sui cervelli di chi ci vive e sentenzia. Se per caso sei una donna equilibrata e forte due ceffoni te li puoi anche prendere. Senza “intimorirti”, al massimo ti esasperi un po’. È assai curioso che per definire l’esistenza di un reato e quindi la colpevolezza (soprattutto in caso di violenza) si utilizzi l’atteggiamento psicologico della vittima: l’elemento soggettivo di norma riguarda chi il reato lo commette e non chi lo subisce. Ma sarà un caso di giustizia creativa, come quello dello stupro impossibile con i jeans. Altrettanto stupefacente è che ingiurie, minacce e percosse – se si verificano in alcuni “limitati” episodi non siano giudicate gravi. Se ti picchio solo qualche volta – non proprio tutti i giorni come il famoso proverbio cinese – allora va bene.
Altro proverbio: “Tra moglie e marito non mettere il dito”. Aggiornamento della Cassazione: “Nemmeno se lui alza le mani”.