Antonio Azzollini, detto Tonino ama esprimersi in dialetto, sopporta poco i convenevoli, non bada troppo alle formalità. In città è noto per la sua smisurata passione per la nutella. A tal punto che nel ’92, anno in cui fondò la seconda sezione cittadina del Pds, i suoi detrattori si divertivano a chiamarla ‘sezione Nutella’. Quelle saracinesche, però, furono presto abbassate a causa della sua espulsione dal partito ex comunista per essere entrato a far parte di una giunta democristiana.
Entra nel Ppi e più tardi fondò il movimento ‘Città Futura’ che lo candidò a sindaco nel ’94, ma senza successo. Così ci riprova nel 2006, dopo i dieci anni da senatore di Forza Italia. E la cronaca comincia a inseguirlo. È il 2008 quando si dimette. La legge infatti afferma che i sindaci non possono diventare parlamentari, ma non il contrario. A Molfetta arriva il commissario e lui si ricandida a Senatore, e anche a primo cittadino. E quando deve costituire la giunta, pensa bene di nominare dieci assessori. Tutti uomini.
Due consiglieri del Pd insorgono, ponendo la questione al Tar Puglia che obbliga Azzollini a ristabilire le pari opportunità. Lui ricorre al Consiglio di Stato, che conferma la decisione del Tar. Inserisce una donna e giustizia è fatta.
Sempre agli inizi del secondo mandato la sua giunta delibera l’inizio dei lavori per la realizzazione del porto commerciale di Molfetta. Un’opera da 80 milioni di euro circa. Il bando prevede che l’infrastruttura debba iniziarsi nel 2008 ed essere terminata nel 2012. La ditta vincitrice, CNC di Ravenna, si trasferisce in loco con macchinari, attrezzi e personale. Ma i lavori sono fermi: l’area marina circostante è piena zeppa di ordigni bellici risalenti alla seconda guerra mondiale. Bombe. Per questo l’azienda ravennate ha minacciato il Comune di portarlo in tribunale. A fermarla, una transazione estragiudiziale con un risarcimento di 7 milioni e 800mila euro.
L’ultima qualche giorno fa. L’8 giugno la Procura della Repubblica di Trani emette 29 ordinanze di sequestro per altrettante bancarelle di frutta e verdura. Gli ambulanti sarebbero responsabili di ‘invasione di terreni e di edifici’. Avrebbero occupato un suolo pubblico senza autorizzazione. Un’invasione preesistente all’era Azzollini, ma dilagata con il suo arrivo. Circa due settimane dopo, la trovata del sindaco. Con un’ordinanza contingibile e urgente autorizza il ritorno delle bancarelle per strada qualche metro più in là. “Siccome le aree sulle quali c’erano i banchi di frutta sono state sequestrate”, ammette in conferenza stampa, “abbiamo autorizzato l’istituzione di zone destinate al commercio nelle aree immediatamente adiacenti”. I motivi? ‘La pesante crisi economica con la cessazione di molte attività produttive e commerciali ha come conseguenza il continuo incremento della disoccupazione’, si legge nell’ordinanza. E le possibili ‘situazioni di turbativa nel tessuto economico e sociale, considerata l’attuale situazione di crisi economica’.