Regioni ed enti locali tornano all’attacco del Governo sulla manovra economica. L’incontro con il premier, al momento, non ci sarà.  E il relatore, Antonio Azzollini, ha garantito che l’emendamento sul patto di stabilità sarà approvato così come è: “sulle Regioni non cambia niente”. Il governatore lombardo, Roberto Formigoni, in serata, ha annunciato: “Siamo pronti a ritirare le deleghe”. Come tutte le altre Regioni “sono favorevole alla ripresa del dialogo per arrivare quanto prima ad un accordo col governo, ma se nulla dovesse cambiare sono favorevole alla restituzione delle deleghe”, ha detto Formigoni al tg3. Dopo giorni di silenzio da parte di Berlusconi, il governatore torna in trincea: “Non voglio credere si voglia far partire un conflitto istituzionale. Non riesco a credere che non ci sia spazio per un incontro. Tanto più che noi continuiamo a sfornare proposte”. E bolla la decisione del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, di non voler rimodulare la manovra, come “un a priori non giustificato dalle cifre che abbiamo fornito. Ai ministeri vengono tagliati dell’1%, alle Regioni viene chiesto un sacrificio del 14%”.

A riaprire il fronte con il Governo era stato stamani Vasco Errani. “Voglio fare l’accordo con lui, con il presidente del Consiglio”. Perché, aveva detto, “non voglio il conflitto istituzionale, che sarebbe un problema per il Paese”. Il presidente della Conferenza della Regioni ha con fermezza invocato l’accordo.  Sulle proposte avanzate dagli enti territoriali. “Ciascun livello della Repubblica, rispetto a quanto spende, percentualmente in modo paritario, riduce la spesa pubblica”.  Per questo, ha detto, “dobbiamo riprendere il dialogo, un confronto fondato sul rispetto reciproco. E affrontiamo tutti i problemi che ci sono”. Perché “la manovra dice che i ministeri si tagliano un 10% per un totale di due miliardi l’anno, però c’è un fondo della presidenza del Consiglio che incrementa di 1,96 miliardi, né un milione di più né uno di meno”. Così, per Errani, non va. Ma l’incontro con il presidente del Consiglio non ci sarà. Non c’è più tempo per discuterne: arriverà in aula a Palazzo Madama giovedì per la discussione e mercoledì 14 ci sarà il voto finale.  

Che le Regioni non abbiano grosse speranze lo conferma anche Paolo Bonaiuti. “Non è fissato ancora alcun incontro con le Regioni”. Il sottosegretario alla presidente, intervistato da La7, in giornata aveva sottolineato come i problemi delle Regioni siano gli stessi dei ministeri. “Nessuno vorrebbe vedere tagliato il proprio budget ma se si va verso un taglio generale, anche le Regioni devono fare la propria parte”.

Stamani Sergio Chiamparino con Vasco Errani, Giuseppe Castiglione ed Enrico Borghi (rispettivamente presidenti di Anci, Conferenza delle Regioni, Upi e Uncem) hanno siglato e firmato una nota congiunta nella quale definiscono “gravissimo e inaccettabile il diniego circa la richiesta del sistema delle autonomie territoriali di avere un incontro con il presidente del Consiglio e con i ministri interessati dalla manovra”.

Già ieri, dopo la decisione annunciata dal capo del Governo, Silvio Berlusconi, di blindare con la fiducia il voto in aula della manovra economica, Errani aveva espresso una “fortissima preoccupazione. Non posso immaginare che il presidente del Consiglio non voglia vedere le Regioni”. Stamani ne ha avuto conferma. Ed è tornato sul punto. “La legge sul federalismo fiscale – ha sottolineato Errani – dice che tutte le manovre vanno discusse prima tra Governo e Regioni. Non è accaduto. Tuttavia diciamo: accettiamo i saldi a 24,9 milioni di euro. Anzi, mi verrebbe da dire – ha aggiunto – speriamo che basti e che a novembre non si debba fare un’altra manovra”.

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