Cari concittadini e colleghi della “Federazione nazionale della stampa” e dei Comitati di redazione di “Il Corriere della sera”, “La Repubblica”, “La Stampa”, “Il Sole 24 Ore”, “Il Fatto”, “L’Unità”, “Il Manifesto”, propongo che lo sciopero indetto per giovedì 8 luglio contro la legge-bavaglio venga trasformato in uno SCIOPERO ATTIVO: i quotidiani escono senza le pagine degli esteri, economia, cronaca, cultura, spettacoli, ecc., e anche per la politica interna escono solo con le notizie (e relativi commenti) che con l’approvazione della legge-bavaglio diventerebbero proibite. In più, pubblicano un esaustivo dossier di tutti i casi dell’ultimo anno di cui nulla avrebbero saputo i cittadini se la legge fosse stata in vigore (molti di essi sono di delinquenza comune e hanno suscitato sgomento).
Questo dossier potrebbe essere anche comune a tutti i quotidiani, che lo affiderebbero al coordinamento di un gruppo di specialisti, nominati uno per testata. Per sottolineare che si tratta di uno SCIOPERO ATTIVO, i giornali uscirebbero senza pubblicità e a un prezzo super-scontato che remuneri esclusivamente le edicole (credo oscilli tra i venti e i trenta centesimi a copia) e che promuoverebbe una diffusione più ampia del solito.
Credo che in tal modo si eviterebbe il paradosso di una giornata indetta per protestare contro la legge-bavaglio e che vedrebbe uscire solo le testate che invece difendono il governo che tale legge liberticida vuole fare approvare.
So bene che è difficile tornare su decisioni già prese, ma credo che con questa proposta si tratterebbe solo di migliorare la decisione di una giornata di sciopero, rendendo tale sciopero attivo. Uno dei quotidiani a cui mi rivolgo ha promosso un referendum on-line, e i tre quarti dei lettori si sono dichiarati contrari a una giornata che finirebbe per favorire i quotidiani fedeli al governo, facendo tacere tutti gli altri. Sono convinto che se le altre testate promuovessero analogo referendum i risultati sarebbero identici.
Spero quindi che voi vogliate accogliere questa proposta, che per le sue modalità terrebbe ferma la decisione di una giornata di sciopero (il lavoro sarebbe esclusivamente volontario, e non verrebbe fornito il prodotto editoriale consueto), ma coinvolgerebbe milioni di cittadini in una lotta che riguarda tanto i giornalisti liberi quanto loro.