L'organizzazione aveva di fatto monopolizzato gli appalti dell'intero sistema ferroviario, contattato anche il cardinale Sepe per incontrare Moretti
L’inchiesta, coordinata dai pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio ha svelato un’organizzazione dedita “a pilotare in modo sistematico” gli appalti riguardanti Trenitalia spa in cambio di tangenti. Nel mirino degli investigatori così sono finite le gare d’appalto relative alla manutenzione di carrozze e locomotori, che ammontano a oltre 10 milioni di euro e, in alcuni casi, è emerso che erano stati affidati con trattative private dirette e singole, in modo irregolare, a imprese riconducibili a parenti di uno dei dirigenti della società pubblica. Le ipotesi di reato sono l’associazione per delinquere finalizzata alla turbata libertà degli incanti, corruzione, riciclaggio e reimpiego dei proventi illeciti in attività economiche, mentre il valore delle aziende ammonta a circa sei milioni di euro.
A finire in carcere sono stati Raffaele Arena, ex dirigente responsabile del servizio manutentivo di Trenitalia, e Fiorenzo Carassai, ex responsabile di una sezione di manutenzione della società. Oltre a loro il gip ha disposto gli arresti per gli imprenditori napoletani Giovanni e Antonio De Luca, titolari della società Fd Costruzioni, impresa al centro dell’inchiesta. Arresti domiciliari, invece, per Carmine D’Elia, ritenuto socio occulto di Arena. Il gip ha anche disposto il sequestro di alcune aziende, ora in corso da parte della Guardia di Finanza: oltre alla Fd Costruzioni di Napoli, il Pastificio artigianale Leonardo Carassai srl di Campofilone (Fermo), la Mavis srl e la Amg srl, entrambe di Nola (Napoli). Secondo l’accusa, i due ex dirigenti di Trenitalia, gli imprenditori arrestati e diversi altri indagati avrebbero dato vita a una organizzazione per delinquere che aveva manipolato ed egemonizzato il mercato degli appalti ferroviari, che venivano affidati a un cartello di ’imprese amiche’ in cambio del pagamento di tangenti.
Per trovare contatti sempre più affidabili Giovanni De Luca chiede alla sorella Anna un intervento presso il cardinale di Napoli per “chiedere all’ecclesiastico una intercessione con i vertici dell’impresa pubblica per il proseguimento degli appalti”, si legge nell’ordinanza. Il giorno successivo Anna De Luca telefona all’altro fratello, Antonio, per dirgli che “il cardinale ha rifiutato di fissarle un incontro con Moretti”, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. La spiegazione del diniego che fornisce la donna durante la telefonata è che “il cardinale aveva saputo da uno stretto collaboratore del ministro dei trasporti che Moretti, entro poco tempo, avrebbe lasciato l’incarico”.