La bufera che in questi giorni si sta scatenando sul governo sembra poter travolgere anche le certezze più solide che in questo caso si chiama ddl intercettazioni. Per tutto il pomeriggio, con palazzo Grazioli assediato dai terremotati dell’Aquila e la patata bollente di una manovra ritoccata a colpi di emendamenti, è montata anche la polemica interna sulla legge Bavaglio. Il primo a dare fuoco alle polveri è stato il ministro degli esteri Franco Frattini per il quale “il ddl non è la bibbia”. Dopodiché ha aggiunto che il minsitro della Giustizia Angelo Alfano sta “pensando alla modifica di alcuni emendamenti”. In realtà Frattini ha fatto una picocla marcia indietro dicendosi convinto che “llavorando fino al 5 agosto, la legge può anche essere varata”
Parziale conferma è arrivata anche da Silvio Berlusconi che dopo aver bacchettato il presidente della Camera (“Per me Fini non esiste più”) ha confermato la blindatura sulla privacy e sulle multe agli editori, ipotizzando “piccole modifiche” e ventilando “una accordo sugli emendamenti entro agosto” per poter approvare la legge all’inizio di settembre. Non a caso questa sera è arrivata la notizia dche il pdl chiederà lo slittamento per la presentazione del termine degli emendamenti. La situazione dunque è chiara: il premier non intende arrivare a uno strappo definitivo soprattutto con il Colle. Negli ultimi giorni, infatti, il presidente Napolitano sulla questione bavaglio ha più volte richiamato la maggioranza a farsi carico delle proprie responsabilità .