Chi vive a Roma lo percepisce nitidamente, che l’Italia sta male. Manifestano tutti. I disabili, gli insegnanti, i terremotati, gli operai, i disoccupati, il pubblico impiego, i precari, gli immigrati, i pensionati, i cittadini democratici. Accaldati, in buon ordine, disperati e determinati, si recano davanti ai palazzi dove chi dovrebbe far funzionare la vita collettiva, la polis, se ne sta barricato. Ogni tanto qualcuno esce fuori, viene fischiato, ritorna dentro.
Ogni tanto filtra qualche notizia dal Parlamento: chi ha mandato chi a farsi fottere, chi ha boicottato cosa, chi ha lasciato l’aula, chi ha tirato un pugno, chi l’ha preso, chi si è messo un cartello al collo, chi ha portato una gallina,chi ha candidato una velina, chi ha fatto il gesto dell’ombrello, chi quello dell’impiccato, chi non c’è mai, chi vota per sette, chi ha chiesto di stanziare qualche milione di euro per gli amici suoi, chi è contrario, chi fa buuuuuu e chi canticchia stonato, chi arriva il martedì pomeriggio e riparte il giovedì mattina, chi è condannato e i suoi lo applaudono, chi gli hanno regalato una casa e non se ne è accorto e lo racconta e i suoi lo applaudono…Fuori i cittadini soffrono la crisi economica, i tagli alle regioni( cioè ai servizi), i tagli alla cultura (nel Lazio vuol dire la povertà per migliaia di addetti al settore), l’incertezza per il futuro, la fatica del persistere dell’indignazione, l’inconsistenza delle speranze, i sogni pesanti (fuga, dormire, fine dell’ansia), la rassegnazione…la sensazione è di vivere, nostro malgrado, la fine di un’epoca.
Disordine e delusione. Facce lunghe. Sguardi inquieti, poche risate. Nemmeno il cielo, riusciva ad essere azzurro, ieri, mentre le vittime del terremoto dell’Aquila venivano caricate e picchiate. Mentre, pronti bugiardi e banali come sempre, gli “informatori” governativi si mobilitavano per inventare bande di facinorosi, armati fino ai denti e decisi a forzare “zone rosse”. Ma quali zone rosse? Era tutto grigio ieri. Tutto grigio.