In questo periodo di disoccupazione che cresce, esiste un esercito di persone che il lavoro continuano a rifiutarlo. Anzi proprio non lo cercano. Ho scritto un libro con Serena Bortone, “Io non lavoro- storie di italiani improduttivi e felici”, genere non-fiction. Un romanzo collettivo di un pezzo d’Italia. Storie vere di persone che hanno scelto di non lavorare. Tema scomodo da affrontare, perché scompagina categorie consuete. Sono dei mostri, dei parassiti, dei fannulloni? O sono al contrario degli eroi, le avanguardie di una rivoluzione del costume? Tra i lettori c’è chi si è irritato e voleva gettare il libro dalla finestra dopo il primo racconto, chi invece si è commosso e identificato totalmente.
Il Venerdì di Repubblica ha dedicato al tema ampio spazio, sostenendo però che se tanta gente oggi non cerca più lavoro è perché è scoraggiata e il lavoro non c’è. E perché allora non sono tutti in strada a far la fame o non si ribellano in massa? Nei giorni scorsi ho sentito parlare di grandi mobilitazioni…per ottobre. Come è possibile ribellarsi se si sta per andare in vacanza? Devi essere proprio disperato e incazzato come un terremotato per potertelo permettere. Altri dicono: “L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro!, e voi parlate di quelli che scelgono di non lavorare, e pure bene?”. Chiariamo, noi non vogliamo incitare a non lavorare.
Ma siamo proprio sicuri che l’Italia sia fondata sul lavoro? Il 6 luglio, a Viterbo, alla manifestazione di Caffeina Cultura, il preparato moderatore ha detto che i personaggi del libro gli sono sembrati persone alla ricerca della felicità, un valore più apprezzato del “lavoro-che-solamente-consente-di-realizzarsi”, come dicevano i padri dell’etica del lavoro. Se l’Italia di fatto è un paese da ben prima della crisi basato sui patrimoni familiari più che sul lavoro effettivo, perché persone che se lo possono permettere e che cercano libertà e felicità dovrebbero lasciare che i patrimoni vengano erosi dalle tasse di uno Stato poco credibile, o impiegati nel comprare l’ultimo modello di televisore 3D? Meglio usare il gruzzolo, piccolo o grande che sia, per trovare un modo di vivere che ci convinca davvero.