Federica, 26 anni del Popolo della Agende Rosse, risponde al dirigente del Pd dopo la discussione di piazza Navona ripresa da ilfattoquotidiano.it
Caro direttore,
le scrivo dopo aver letto le parole dell’onorevole Piero Fassino nella lettera di risposta all’articolo-video di David Perluigi, parole alle quali mi piacerebbe replicare, soprattutto perché grazie a questo giornale sembra sia finalmente possibile una sorta di comunicazione tra i cittadini e la classe politica di questo Paese.
Mi chiamo Federica Fabbretti, sono una dei ragazzi presenti nel video, quella con la pettorina del Popolo delle Agende Rosse, l’unica Agenda Rossa, per essere precisi, essendo le altre due persone con me quel giorno, una il presidente di un circolo dell’ANPI e l’altra un’attivista del Popolo Viola.
Premetto che non ho intenzione di replicare alle accuse verso il suo bravo giornalista e il suo modo di fare informazione, anche perché il video confuta chiaramente certe affermazioni dell’onorevole e lei stesso ha già risposto in maniera precisa e puntuale sull’argomento.
Vorrei però precisare alcuni fatti (e non, come direbbe Travaglio, opinioni) e parlare a cuore aperto all’onorevole Fassino.
Inizio subito con i fatti: non è stato messo in scena nessun teatrino preparato da noi, né tantomeno in combutta con la troupe de Il Fatto, che non avevamo nemmeno notato (come potete vedere siamo di spalle alla telecamera). Noi tre ci siamo presentati velocemente per la prima volta qualche settimana fa durante un incontro con De Magistris e Fava a Roma e a piazza Navona era la seconda volta che ci vedevamo, tanto che personalmente non ricordavo nemmeno il nome della signora.
Eravamo sotto il palco ad ascoltare gli interventi e abbiamo visto Fassino. Marco, che è un elettore del PD (mentre io, al contrario di quello che hanno capito molte persone dal video, non mi sono mai astenuta in vita mia ed ho votato IDV alle ultime elezioni), mi ha detto: “Guarda, c’è Fassino. Sarebbe il caso di chiedergli qualche spiegazione…”. Io gli ho risposto “Andiamo, che male c’è?”. Che male ci sarebbe stato nel chiedere a uno dei più importanti esponenti del PD delle spiegazioni sulla loro, a nostro parere, falsa opposizione al regime di Berlusconi e a far sentire la nostra delusione nei loro confronti?
Confermo quello che scrive l’onorevole, l’abbiamo accusato di non denunciare le malefatte di Berlusconi. E abbiamo ripetuto quell’accusa circostanziandola con fatti precisi, come le dichiarazioni di Violante alla Camera, la volontà, ripetuta, di “aprire un dialogo” su temi sui quali c’era solo da alzare barricate, la vicenda Dell’Utri e tante altre cose che, se volete, posso specificare.
Abbiamo usato un tono aggressivo? Vorrei fare la domanda direttamente al nostro parlamentare. Onorevole Fassino, è stata la scelta di Marco Quaranta di “darle del tu”? Sono state le sue frasi dette non proprio in politichese? Quel suo “devi andare al Tg1 e dire…?” E’ a quello che si riferisce quando ci chiama “aggressivi”?
Premettendo che Marco ha introdotto la conversazione con la frase “Buonasera Piero, volevamo chiederle una cosa. Visto che Berlusconi va spesso al Tg1 a dire che i giudici sono comunisti e visto che la televisione è il primo mezzo di informazione degli italiani, perché non andate anche voi al Tg1 a dire che Berlusconi è l’unico che corrompe i giudici? Voi siete gli unici a cui è permesso andarci” e che i toni sono diventati più accesi quando lei ha iniziato a dirci prima che stavate già combattendo e denunciando e poi che quello che stavamo dicendo erano “cagate perché abbiamo 100 deputati in meno”, se la “mancanza di rispetto” di cui parla si riferisce a questi fatti, allora le chiedo scusa. Perché in effetti non è educato dare “del tu” a degli estranei e perché non è cortese dare “ordini” alle persone, neanche sotto la spinta emotiva di certe provocazioni. Ma questi sono gli unici motivi per cui le chiederò scusa. Non abbiamo usato parole sgradevoli, non abbiamo alzato la voce (non più di quanto abbia fatto lei), non abbiamo detto falsità.
Onorevole Fassino, nella sua lettera lei dice “non vedo perché l’indignazione per quel che fa la destra debba portare a credere – e far credere – che ne sia responsabile chi alla destra invece si oppone”. Mi dispiace realizzare che lei non ha proprio compreso il senso della nostra delusione e, sì, della nostra rabbia. Ed è un po’ umiliante e decisamente irritante il suo trattarci da adolescenti irosi, venendoci a spiegare i motivi della nostra rabbia, come dovessimo essere guidati da uno psicologo dell’età evolutiva per canalizzarla verso i giusti responsabili.
Forse non siamo stati abbastanza chiari: noi non siamo delusi – e di conseguenza arrabbiati, quella rabbia che si prova quando si è traditi dalle persone che dovrebbero difenderci – da Berlusconi. Noi siamo delusi da VOI. Siamo arrabbiati con VOI. Noi crediamo fermamente che, come dice lei, “Berlusconi sia lì perché l’opposizione non fa abbastanza per sconfiggerlo, o peggio, perché c’è qualcuno nell’opposizione che ne è complice”. E non solo ci crediamo, ce ne date quasi tutti i giorni le prove. Le cito solo due esempi: le dichiarazioni di Violante alla Camera sulla “vostra scelta” di non proporre la legge sul conflitto di interessi e la votazione sullo scudo fiscale, che poteva essere bocciato se tutti i parlamentari del PD fossero stati seduti in Parlamento, anche con cento deputati in meno. E potrei andare avanti per pagine e pagine. Ma anche se, per assurdo, fossero solo queste due le critiche attribuibili, non crede che sarebbero sufficienti per accusarvi di “non fare abbastanza” o di “essere complici”?
Ed infine, onorevole Fassino, a me non importa nulla se alza la voce con noi o se dice qualche parolaccia. Anzi, questo potrebbe farle guadagnare addirittura dei punti ai miei occhi, perché vedrei della passione dietro quei comportamenti. Mi arrabbio però quando ci accusa di aver orchestrato un “teatrino”. Non si rende conto che sono le stesse frasi che usa Berlusconi per sfuggire alle critiche?
Mi dicono che abbia fatto tante battaglie negli anni Settanta, davanti alle fabbriche, con i lavoratori. Io purtroppo non c’ero, sono nata nell’ottantaquattro. E dicono anche che abbia fatto cose buone in passato, come d’altronde ha tenuto a specificare lei. Ne sono contenta. Sono contenta per le persone che hanno potuto combattere accanto a lei. E le dico che vorrei tanto vedere di nuovo quell’uomo, perché quello che vedo ora non combacia con la descrizione. Ed io potrò essere anche solo una “ragazza”, ma lei dovrebbe iniziare a chiedersi perché tante persone la pensano come me. E visto che la ritengo una persona intelligente, credo anche che sappia benissimo il perché. Credo che sappia benissimo in cuor suo che quei “ragazzi” hanno ragione e credo che sia per questo che sia scappato.
Io non so per quale motivo vi stiate comportando in questo modo, se sia solo per soldi o se avete un progetto più grande per l’Italia (?), però le dico che state togliendo la speranza ai giovani come me. Io voglio una classe dirigente di cui andare fiera. Anzi, la pretendo. Penso di averne il diritto. E voi avete il dovere di darmela, perché dovreste essere le persone migliori tra noi, quelle che dovrebbero avere più a cuore lo Stato.
Quindi, cercate di cambiare e cercate di farlo il più in fretta possibile. Se non vi importa niente dei giovani italiani, fatelo per i vostri figli. E non perché avranno qualche difficoltà a trovare un lavoro o ad avere una pensione o una casa in futuro, non avranno di questi problemi i vostri figli, ma perché porteranno per tutta la vita il cognome di persone che saranno ricordate nel migliore dei casi per non aver fatto niente – o quasi niente, se vogliamo essere buoni – per impedire questo scempio che sta diventando il nostro Paese, e nel peggiore, per esserne stati addirittura complici.
Federica Fabbretti, Roma