Questa cattedra si ottiene grazie al bene stare del vescovo. Ma una una volta che un insegnante ha ottenuto questo posto a tempo indeterminato, non lo perde più
E, mentre vengono accorpate classi di concorso, sezioni, plessi e quant’altro per risparmiare sulla spesa pubblica ed è, anche, previsto l’accorpamento di alunni di più sezioni per gli insegnamenti curricolari, l’IRC deve essere impartito classe per classe, fossero anche tre-quattro alunni “avvalentisi” di tale insegnamento “facoltativo”. Ma i paradossi di questa situazione non finiscono qui. Questa cattedra si ottiene solo se grazie al bene stare del vescovo, e una volta che un insegnante ha ottenuto questo posto a tempo indeterminato, non lo perde più. Spiega ancora Niccoli: “Un esempio chiarisce l’abnormità di tale situazione. Se ad un insegnante di RC (transitato nei ruoli dello Stato e pagato anche dai non credenti) venisse revocata l’idoneità dalla Curia Arcivescovile o se lo stesso scegliesse, finalmente, di avvalersi della piena libertà di insegnamento si avrebbero le seguenti conseguenze: l’insegnante non potrebbe più insegnare religione, ma dato che è “in ruolo” ritorna nell’organico della scuola pubblica a tutti gli effetti, e l’autorità scolastica competente deve trovare un posto a tale insegnante per l’insegnamento di una disciplina in conformità al titolo di abilitazione posseduto”. Insomma una vera e propria scappatoia per superare tutte le difficoltà a cui normalmente va incontro chi vuole svolgere la professione di insegnante. Alla faccia delle decine di migliaia di precari che, magari già in possesso di una abilitazione, non sono mai riusciti ad avere un posto fisso. E anzi così se lo vedono sempre più lontano.
di Augusto Pozzoli