Un giudice che mette all’angolo Silvio Berlusconi è sempre una notizia. E la notizia è che qualche giorno fa il tribunale civile di Messina ha accolto la richiesta dei cittadini di Guidomandri e Scaletta Zanclea, i centri vicini a Giampilieri travolti da una gigantesca colata di fango lo scorso ottobre, ritenendo fondata la loro domanda di rimborso per le auto parcheggiate in strada e andate distrutte. Rigettate invece le tesi della Presidenza del Consiglio, che s’era opposta alla richiesta dei cittadini: Berlusconi e Bertolaso non le vogliono proprio pagare quelle macchine trascinate per chilometri e chilometri da un fiume di terra, acqua e pietre. Un disastro annunciato che rubò la vita a 37 persone.

L’ordinanza col buco

Tutto nasce dall’ordinanza emessa dalla Protezione civile il 26 novembre 2009. Il provvedimento, varato in tempi brevi, mostrava un buco evidente: tra gli strumenti a favore della popolazione c’era il risarcimento per le case, ma non quello per le automobili. Nei mesi successivi alla tragedia, gli abitanti cercarono invano una soluzione, chiedendo un contributo sia agli enti locali che al governo. Nessuna risposta, nessuna ordinanza che integrasse una lacuna piuttosto evidente. I cittadini decisero allora di costituirsi in comitato sotto la guida di Ernesto Fiorillo, avvocato fondatore di Consumatori Associati. Che spiega: “L’ associazione aveva chiesto il rimborso dei danni perché né il Comune di Scaletta né la Regione né lo Stato avevano realizzato gli interventi necessari per mettere in sicurezza l’area, nonostante le numerose frane che avevano colpito la zona ionica del messinese negli ultimi anni, tra cui quella verificatasi nel 2007. E’ stato veramente triste leggere il pensiero del Presidente del Consiglio che ha dimostrato una sensibilità pressoché inesistente; triste pensare che la nostra classe di governo gode di 90mila auto blu ma si tira indietro di fronte alla legittima richiesta di cittadini in difficoltà finanziaria. Siamo soddisfatti per la decisione del presidente del tribunale di Messina che restituisce dignità a centinaia di cittadini”.

Costeranno più gli avvocati delle auto

La presidenza del Consiglio si è opposta alla richiesta di risarcimento sostenendo che le auto, trovandosi sul suolo pubblico, non erano sotto tutela da parte dello Stato. La tesi è però stata rigettata dal presidente del tribunale, che ha nominato un consulente tecnico d’ufficio per calcolare quale sia il valore delle automobili danneggiate, chiamando in causa come corresponsabile della mancata salvaguardia il governatore della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo. Certo non si tratterà di somme astrali – davvero briciole rispetto ai budget miliardari della Protezione civile – ma saranno soldi importanti per quei cittadini che ancora aspettano di tornare a una vita normale. “Ci siamo molto stupiti per la rigidità del governo nel considerare una richiesta del tutto plausibile – commenta Fulvio Sammartano, l’avvocato che segue in prima persona la causa -. Le auto in questione sono circa un centinaio, nessuna Ferrari o Rolls Royce, utilitarie qualsiasi, e pure usate. Si tratterà di un’inezia a fronte dei 550 milioni che serviranno in totale per risistemare l’intera zona. Il premier ha preferito opporsi in giudizio e nominare pure un consulente per fare le perizie di parte. Così il governo spenderà decine di migliaia di euro. Forse sarebbe stato meglio destinare quel denaro a risarcire le auto”.

Una fogna e via
Ma i problemi non finiscono qui. Anzi. Qualche settimana fa la Protezione civile ha invitato gli abitanti della zona verde (distinta da quella vietata, la zona rossa) a tornare tranquillamente in casa visto che l’allaccio alla rete idrica e alle fognature era stato fatto. Quindi, tutto a posto? “Per niente – continua Sammartano -, noi ci opponiamo al rientro fino a quando non sarà messo in sicurezza il costone di roccia a Guidomandri: alla prossima alluvione ci si ritroverebbe daccapo, col fango dappertutto. Occorrono interventi energici, strutturali. La gente non può vivere così, nel terrore costante”. Guidomandri e Zanclea sono tuttora paesi fantasma, circa 200 abitanti vivono da sfollati, alcuni in alberghi distanti 50 chilometri, a spese della Protezione civile, mentre altri preferiscono pagarsi la camera o l’affitto di un appartamento più vicino al lavoro o ai parenti.

I dispersi? Sotto il fango per sempre

La colata di fango, divenuto ormai terriccio secco e duro, deve ancora essere rimossa in gran parte, ma i soldi non ci sono. Il governatore Lombardo ha promesso recentemente una somma di 24 milioni di euro, in concreto si è solo agli inizi della parte progettuale del recupero. Tutto è bloccato, le pale restano ferme anche se sotto quella terra, da qualche parte, ci sono ancora i corpi di cinque dispersi. A maggio i vigili del fuoco mandarono una lettera al sindaco di Scaletta, Mario Briguglio: fermiamo le ricerche, è come cercare un ago in un pagliaio. Il sindaco chiese al prefetto di continuare, o almeno di aiutare le famiglie a ottenere i certificati di morte presunta. Carte e bolli che serviranno per chiedere il risarcimento di una vita, o di un’automobile, di tutto ciò che è finito sotto fango e indifferenza.

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