Di Nicola in Nicola, di prefetto in prefetto. Mentre finisce sul registro degli indagati nell’inchiesta sulla nuova P2 il nome di Nicola Cosentino, compare anche nell’ordinanza che ha portato in cella, oggi, Nicola Ferraro (voti in cambio di favori alla camorra), ex consigliere regionale Udeur, un passato in Forza Italia, legato proprio al sottosegretario all’economia. Nei verbali spunta anche Cosentino e torna protagonista l’impresa di famiglia: l’Aversana Petroli.

Sullo sfondo il grumo di potere consolidatasi intorno alla prefettura di Caserta, dove Cosentino spesso fa visita. Iniziamo dalla fine. Nell’ordinanza del gip Vincenzo Alabiso, notificata, a 17 persone tra cui Nicola Schiavone, figlio del capoclan dei Casalesi Francesco, vengono citati i verbali del collaboratore di giustizia Raffaele Piccolo. E a proposito delle tangenti imposte agli imprenditori dice: “Anche Cosentino è stato favorito dal gruppo Schiavone”.

Cosentino infatti è titolare di una impresa di commercializzazione del gas. Io so che Cosentino era favorito perchè spesso, quale forma di estorsione nei confronti degli imprenditori, procedevano a dei cambi di assegni che portavamo agli imprenditori; soltanto alcuni assegni, però, potevano essere portati da Nicola Cosentino, ossia quelli per esempio dei soggetti apicali del clan come Nicola Panaro o Nicola Schiavone”.

L’Aversana Petroli, fondata nel 1975 da Silvio Cosentino (padre del sottosegretario), è un gruppo che oggi fattura decine di milioni di euro all’anno e accanto all’azienda madre ci sono altre sigle riconducibili alla famiglia. Un’impresa, di cui ci siamo occupati, per denunciare il mancato pagamento della supermulta comminata dalla finanza nel 2001 pari a 3 milioni e 443 mila euro (allora 6 miliardi e 666 milioni di lire).

Toccherebbe alla prefettura sollecitare il pagamento ed ecco che il palazzo di governo di Caserta torna protagonista. Della holding Cosentino si è parlato anche per la partecipazione a una gara pubblica nel 1997. In quella occasione all’Aversana Petroli non è stata rilasciata la certificazione antimafia per le parentele con i boss della camorra casertana dei fratelli del sottosegretario, bocciatura confermata da Tar e Consiglio di Stato. Niente paura, il certificato viene rilasciato quando in prefettura, nel maggio 2006, è arrivata Maria Elena Stasi, oggi deputata del Pdl che più volte ha ribadito la correttezza delle procedure.

Arriviamo all’ultima inchiesta. L’operazione che ha portato dentro Nicola Ferraro chiama in causa anche un altro uomo dello stato. Si tratta di Paolino Maddaloni, oggi prefetto di Frosinone, che respinge ogni addebito e si dice pronto ad incontrare i magistrati. Le contestazioni che gli vengono mosse si riferiscono a quando era sub-commissario prefettizio al comune di Caserta (all’epoca commissario straorinario era Maria Elena Stasi). E’ indagato per turbativa d’asta nell’ambito della gara di appalto per le centraline per il monitoraggio della qualità dell’aria. Dominus politico sarebbe stato Nicola Ferraro che lavorò per l’assegnazione della gara ad una ditta amica. Maddaloni, nel 2006, diventa candidato del centro-destra per le comunali a Caserta, scelto proprio da Cosentino, ma viene sconfitto. I prefetti e lo stato da una parte, dall’altra la camorra e in mezzo la politica con la doppia faccia.

di Tommaso Sodano e Nello Trocchia, autori di un libro sullo scandalo rifiuti di prossima uscita

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