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‘Quel pazzo di Gordon’ diceva Blair

Pazzo, cattivo, pericoloso. E se non bastasse, anche mafioso. L’amichevole definizione è quella che l’ex primo ministro britannico Tony Balir ha affibbiato all’allora responsabile dell’economia e suo successore Gordon Brown. Che la relazione ai tempi non fosse idilliaca già si sapeva. Ma adesso arriva The Third Man, libro di memorie firmato da Peter Mandelson, ex ministro ed eminenza grigia degli esecutivi laburisti. Con estratti pubblicati a puntate sul Times, Mandelson rivela retroscena a orologeria. Come la volontà di Tony Blair di rimuovere Brown dal suo incarico al Tesoro, con lo scopo di indebolirlo.

Dopo aver ricordato nei giorni scorsi come Clegg ha insistito per le dimissioni di Brown da primo ministro, e come molti esponenti laburisti di primo piano si attendevano da tempo una sconfitta alle elezioni di maggio, Mandelson ritorna su uno dei nodi più controversi dell’èra laburista: la relazione tra Blair e Brown. Diversi per carattere e per carisma politico, abbondante nel primo, praticamente assente nel secondo, i due sembrano essere stati divisi quasi su tutto in nome del potere. Origine di molte catastrofi sembra essere stato il Granita Pact del 1994. Prima ancora della vittoria elettorale del New Labour nel ’97, Blair e Brown si sarebbero accordati in un ristorante nel quartiere londinese di Islington, circa l’opportunità che la leadership passasse dal primo al secondo.

Sul Times del 14 luglio, Mandelson smentisce l’accordo del 1994 per datarlo molto più tardi nel 2003. Ricorda poi come l’incontro fatale sarebbe stato combinato dall’allora vice-primo ministro e ora Lord John Prescott, che convocò i due per un pranzo. Blair promise di non ripresentarsi alle elezioni del 2005, in modo da lasciare il posto a Brown. Perché cambiò idea, guidando poi il partito alla terza vittoria consecutiva nel maggio 2005? Dalla ricostruzione di Mandelson emerge come Blair avesse in qualche modo mentito al suo ministro soltanto per tenerlo buono. Blair avrebbe pensato seriamente due volte di spostare Brown al ministero degli Esteri, o di depotenziarlo, smembrando il ministero dell’Economia. In seguito sarebbe tornato sui suoi passi, nel timore che la mossa non dovesse nuocere a sufficienza al suo contendente, per giunta di indole irascibile e vendicativa.

Il New Labour è morto, afferma Mandelson nel suo libro. Quindi possiamo anche sputtanarlo, sottintende. Verso l’autunno arriveranno le memorie di Tony Blair, la cui pubblicazione era stata rinviate per non turbare le elezioni della scorsa primavera. Si immagina saranno poco tenere con Brown.