La corruzione del regime di Nanocesare è molto più grave di quella dei tempi del Caf (Craxi, Andreotti, Forlani). L’indignazione popolare cento volte minore. Ad una generazione di distanza gli italiani sono diventati improvvisamente felici di subire una grassazione debordante, senza fine, impunita? Lasciamo queste baggianate all’ala pigibattista del “Corriere della sera”, che trova sempre spiegazioni storiche e secolari per assolvere i mascalzoni del regime di oggi. La spiegazione purtroppo c’è, ed è anche semplice: noi parliamo della P3, e prima ancora della “cricca”, come di fatti noti. In realtà sono noti al 10% degli italiani. Gli altri, che si “informano” solo con la tv, non ne sanno nulla. Conoscono solo le reazioni degli indagati, il punto di vista del regime. Quando c’era “Anno zero” veniva a saperne l’essenziale anche un altro 20%. Questo spiega perché Berlusconi, col suo Masi, farà carte false, ma “Anno zero” non andrà più in onda.
Eppure Nanocesare ha talmente paura di quel 10% che vuole togliere anche ad esso la possibilità di sapere qualcosa: se passa la legge-bavaglio (anche con gli emendamenti Bongiorno) nessuno saprà più nulla, saremo davvero al livello della Russia di Putin (non molto diversa da quella di Breznev e dell’informazione via samizdat).
Ecco perché sulla legge-bavaglio non è ammissibile alcun compromesso, e gli amici di Fini se si accontentassero degli emendamenti farebbero un bel servizio a Nanocesare: l’informazione scritta, quel 10% che ancora apre qualche varco ai fatti anziché alla propaganda, è l’ultima speranza prima del buio totale, della democrazia ridotta al coma vegetativo.