E’ passata più di una settimana dalla notizia delle dimissioni di Massimo Bordin.
La prima indiscrezione in Rete è trapelata tramite un blog, quello di Christian Rocca (ilFoglio prima, Sole24Ore adesso).
Il domenicale incontro (in senso boxistico stavolta) dell’ 11Luglio si è trasformato in una sorta di resa dei conti con l’editore-proprietario Marco Pannella e, mentre Bordin spiegava le motivazioni dell’abbandono, sono volate parole forti.
Era sufficiente leggere il «dubitare, disobbedire, trattare», parodia dello slogan fascista «credere, obbedire, combattere», stampato sulla rossa t-shirt di Bordin per capire che non sarebbe stata una puntata noiosa.
“Non ho più la capacità probabilmente, sicuramente non ho più la voglia, di fare il direttore e il perché l’ho scritto. Non mi interessa di fare polemiche. Non ho voglia di essere mangiato, non sono commestibile”. “Voglio solo fare tranquillamente fare il mio lavoro”. Introduce cosi le motivazioni dell’abbandono Massimo Bordin.
“E quindi questo non ti è consentito?” ribatte infastidito Pannella.
Bordin: “No, ma figurati! Non è che non mi è consentito: dico che si è creata una situazione che mi mette in una situazione che io non so padroneggiare e quindi vorrei tirarmi fuori”. “Quando c’è un editore che, con pieno diritto, dice che non si riconosce nel modo in cui la linea editoriale viene rappresentata, di fatto questa è una sfiducia al direttore”.
Pannella: “[…] per me che il direttore abbia – nell’ambito delle linee possibili in termini radicali – come tanti altri, una linea, un riflesso, delle reazioni che non coincidono con le mie, è auspicabile e fisiologico, è la nostra diversità”. “L’ho detto: semmai è un valore aggiunto. Quindi questo non può essere minimamente scambiato per sfiducia”.
Pannella geloso?
“Massimo non è che non ci siamo accorti che te sei più popolare di Emma e di me. Sto ripetendo quello che ho detto. Questa è la valutazione che io faccio. Io ne sono convinto in assoluta onestà”.
Pannella: “Perché le dimissioni arrivano proprio adesso?”.
Bordin: “Io non sto dicendo che intendo negare il mio apporto a Radio Radicale. […] Ho detto una cosa semplice, che non ce la faccio più a fare il direttore”. “E’ successa una cosa di rara semplicità. Che alla fine c’è un problema di accumulo: non c’è mai una casa scatenante, non c’è la pistolettata di Sarajevo.
Bordin: “Io al momento non ho in tasca nulla”.
Pannella: “Perché sei uno stronzo scusa? Dicendo questo ci tratti da stronzi tutti quanti?”. “Io non sono calmo. Tu hai un’idea dell’eleganza cui tieni molto, ci puoi tenere per te ma io sono fatto in altro modo”.
Pannella insiste sulla tempistica delle dimissioni e sottolinea che é un momento molto critico per i Radicali: “Perché in un momento così grave per questo Paese e noi?
Ma Bordin non smonta subito l’accusa dell’editore radicale dicendo:
“ […] è molto difficile trovare nella storia radicale un momento che tu non abbia definito straordinario. Quindi è una spiegazione buona per tutte le stagioni.”
Pannella: “Devo dire che ti sei assunto una responsabilità politica molto grave, quasi da non crederci”.