Il presidente Napolitano ha messo il bavaglio al Csm. Questa la nuda verità, se non vogliamo usare perifrasi. Il consigliere Livio Pepino aveva chiesto una seduta plenaria urgente per affrontare la questione morale tra i giudici, visto quello che è emerso con la P3. IL vicepresidente Mancino aveva bloccato gli interventi degli altri consiglieri, mandando una lettera a Napolitano. Il quale ha risposto: no, non con questo Csm. Ha risposto così non perché, come ha ricordato Marco Travaglio, “sarebbe curioso se, a rimediare allo scandalo, fossero attuali consiglieri che s’intrattenevano al telefono o al bar col geometra irpino Pasqualino Lombardi e altri pitreisti”, ma con una motivazione esattamente opposta. Nella sua lettera il presidente Napolitano è infatti tassativo: bisogna stare “bene attenti a non gettare in alcun modo ombre sui comportamenti di quei consiglieri che ebbero a pronunciarsi liberamente, al di fuori di ogni condizionamento, su quella proposta di nomina concorrendo alla sua approvazione”, e questo deve valere non solo per l’attuale Csm, che dunque non se ne dovrà occupare, ma anche per quello di prossimo insediamento.
A cui viene dettata con “alto monito” una linea di “troncare sopire”. Perché è ovvio che il Csm, di oggi come di domani, e qualsiasi altro magistrato che stia svolgendo indagini penali su tale marciume, non getteranno mai ombre su chi ha scelto Marra liberamente, preferendolo per libera ma pessima valutazione a chi aveva meriti infinitamente superiori. Ma è altrettanto certo, perché registrato indelebilmente sui nastri delle intercettazioni, che la P3 si è mossa per rovesciare una scelta che sembrava nelle ovvietà delle cose pulite, e ci è riuscita: qualcuno che basandosi sui meriti intendeva votare Renato Rordorf si è inopinatamente convinto della improbabile superiorità di Alfredo Marra.
Scoprirli e sanzionarli, senza guardare in faccia a nessuno: questo dovrebbe essere il compito del Csm, se vuole restituire credibilità alla magistratura. Questo era l’alto monito che ci si poteva attendere da Napolitano. E invece…