Come, di questi tempi, dimenticare la famosa scenetta di Toto’ che, all’interno di un scompartimento ferroviario, incontra un onorevole supponente e presuntuoso a cui, l’attore, inizia a storpiare il nome: Trombetta, Trombone, Trombino. Scenetta esilarante che anticipava, in parte, il volto più odioso di un certo potere.
Ma l’onorevole in questione era un dilettante se paragonato a quelli dei giorni nostri. La supponenza e la presunzione è rimasta ma si aggiunge, a queste poco commendevoli categorie, anche l’arroganza e la avidità di un potere il cui vero volto si delinea compiutamente nelle ultime storie di rapina e malaffare.
C’è da rimarcare, e lo hanno fatto persone molto più autorevoli di me, come tutto questo accade nell’indifferenza generale e nel torpore di un paese che ormai pare non avere più nessuna speranza.
Ci rimane forse l’arma dell’ironia, della presa in giro dello sghignazzo che, in altri tempi e in altri momenti, era ben rappresentato dalla famosa risata che avrebbe dovuto seppellire una altra classe dirigente. La famosa fotografia dell’anarcosindacalista di Parigi che durante il suo arresto scoppia in una risata liberatoria me la ritrovo tutte le mattine in ufficio. Non ha un nome, questo anarchico, e a differenza di altre fotografie, che hanno segnato un periodo, nessuno si è premurato di andare a ricostruire la storia di questo operaio.
La risata, gli attuali padroni della politica italiana non se la meritano. Meritano al contrario una, cento, mille pernacchie, in ogni luogo e ovunque siano presenti.
Istituire la giornata della pernacchia non servirà a granchè ma forse rimarcherà la differenza tra noi e loro preferendo di gran lunga assomigliare a Toto piuttosto che all’on. Trombetta, Tromboni,Trombini…..