Ai fini di questa storia non ha importanza quale sia la vera faccia di Paul Gierucki, e neppure se abbia o meno l’abitudine di nasconderla sotto il tipico berretto da baseball americano. La sola cosa che conta è che quest’uomo fa di mestiere il cacciatore di film perduti. Il suo nome è salito alla ribalta delle cronache qualche giorno fa, quando ha annunciato al mondo di aver ritrovato un film del 1914, titolo “A Thief Catcher”, in cui compare un Charlie Chaplin agli esordi della carriera. Si tratta di una commedia muta della durata di diciotto minuti che il cacciatore Paul dice di aver scovato in un vecchio baule in un mercatino del Michigan, pagandola non più di un centinaio di dollari. Immagino la faccia di Paul che si siede nella sua vecchia rimessa dietro casa, di ritorno da una passeggiata gioiosa ai piedi delle colline, che tira le tende e attrezza il suo vecchio proiettore 16 millimetri Bell & Howell, carica la pellicola e ascolta il suono che fa la cinghia piana del motore. Poi avviene l’incantesimo. Il film perduto si libera sullo schermo, come un profumo sepolto che torna a sprigionarsi, come l’anima azzurra di un vecchio eremita invecchiato nei boschi che riprende coscienza di sé, e quella vecchia storia rinchiusa in una bobina e sepolta dentro un baule per novantasei anni, nuovamente, accade. Ecco allora il silenzio che scende sulle spalle di Paul e sulla luce impura della vecchia rimessa, le immagini del film che si sovrappongono al rumore del vento che soffia sotto la veranda. Il buon cacciatore di film è assuefatto alla meraviglia, lui vive costantemente in un luogo senza tempo dove le immagini di vecchie storie a passo ridotto corrono spedite, in quel nascondiglio sconosciuto a tutti che giace sotto la polvere o nelle valli del mare. Allora scuote il corpo sorridendo beato, mentre Charlie Chaplin vestito da poliziotto, con le braccia tese, rincorre l’orizzonte. Mestiere romantico quello di Paul, lui cerca le storie che il mondo ha dimenticato, fruga tra gli oggetti inservibili dei mercati e nella polvere dei vecchi archivi, e una cosa alla fine ha imparato dal cinema muto: che è possente la fortuna, quando non le tarpiamo le ali.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Al Festival “Dromos” con Luciano Ligabue

next
Articolo Successivo

Il cattolicesimo tribale della Lega

next