In questi giorni all’interno di Doc3 è andato in onda ‘Domani torno a casa’ di Fabrizio Lazzaretti e Paolo Santolini.

Doc3, ultima sacca di resistenza del documentario d’autore sulla RAI, pur relegato a stagione (estate) e ad orario (le 23:30) sempre piu improbabili, è pur sempre l’unico programma della televisione pubblica a proporre documentari di qualità, uno per tutti lo straordinario “Last Train Home” (in onda il primo settembre).

‘Domani torno a casa’ è un film bello e urgente, ma è stato difficile guardarlo senza sentirsi salire il sangue al cervello. Perchè? Perché, nella versione andata in onda, è ORRENDAMENTE DOPPIATO. Interessante è notare come nonostante si releghi l’unico vero programma di documentari entro una nicchia sempre piu angusta, allo stesso tempo si scelga un trattamento decisamente “mainstream” che sommerge la colonna sonora originale con una passata di vocine edulcorate e atonali, sacrificando la ricchezza e le sfumature della presa diretta e attutendo pesantemente l’impatto del film.

Doppiare tutto inesorabilmente abituando gli spettatori a rinunciare, letteralmente, a metà del film è una cattiva abitudine italiana e l’operazione sarebbe magari comprensibile se questi film venissero distribuiti in centinaia di copie nei cinema di tutta Italia.  Ma ci chiediamo quale può essere il senso di trattare come cerebrolesi quei pochi tenaci spettatori che in una torrida (terza) serata di fine luglio rinunciano a uscire a prendere il fresco per guardarsi un documentario. Forse si ritiene che avendo fatto tutta questa fatica non possano anche fare l’immane sforzo di leggere dei sottotitoli? O forse si ritiene che il sentire un mutilato afghano parlare come una comparsa di “Un Posto al Sole“ avvicinerà qualcuno al genere? Ne dubitiamo fortemente. Voi che ne pensate?
Al sito di Doc3 si possono vedere in streaming le puntate andate in onda.

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