Carissimi Lettori,
Riporto di seguito la risposta del Presidente della conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Vasco Errani, alla mia lettera del 12 luglio 2010 .
Caro Luca,
Vorrei poterti rassicurare, ma purtroppo debbo confermare la forte preoccupazione che tutte le Regioni nutrono rispetto alle conseguenze della Manovra Finanziaria che ha avuto recentemente il via libera dal Senato. Continueremo a lavorare comunque per cercare un dialogo con il Governo nella convinzione che l’intervento finanziario possa essere diversamente modulato e riequilibrato con l’obiettivo di renderlo sostenibile per le Regioni e le Autonomie locali.
Ti ringrazio per l’opportunità che mi offri per lanciare ancora una volta un allarme sul decreto-legge 78/2010 che avrà pesanti ripercussioni sulla vita dei cittadini. La scure del Governo si abbatterà sul settore fondamentali per i cittadini: trasporto pubblico locale politiche per il welfare, ad esempio. Già adesso sono evidenti le difficoltà a rispondere in maniera adeguata alle esigenze di mobilità e ad aiutare le migliaia di famiglie alle prese con le problematiche derivanti da gravi patologie che necessitano del sostegno sia in termini di aiuto economico che di servizi da parte del settore pubblico. Il timore è che domani possa diventare impossibile. A tutto ciò si aggiunge il fatto che anche al settore delle imprese verrà a mancare il sostegno derivanti dai Fondi proprio in un momento di crisi economica.
Il Governo sta procedendo all’improvvisazione del provvedimento in Parlamento facendo leva su voci di spesa delle Regioni ritenute uno spreco di denaro pubblico, con analisi superficiali, paragoni che non reggono sul piano quantitativo con l’entità di tagli proposti e affermazioni offensive incettabili sul piano istituzionale. Si parla di sprechi ebbene le Regioni non intendono tiransi indietro, anzi hanno proposto al Governo di istituire una Commissione che, senza costi, compia un lavoro per individuare le inefficienze e i gli sprechi in tutti i livelli amministrativi non solo delle Regioni, ma anche di Ministeri, Province e Comuni. Su questa proposta, condivisa anche dagli enti locali, ha data la propria adesione il Presidente del Consiglio. Vedremo se questa Commissione a costo zero sarà effettivamente insediata e vedremo quali saranno le conclusioni a cui perverrà.
Ma su tutto il resto nessuno spiraglio di confronto è stato aperto. Si dice che qualcosa potrà maturare durante il confronto sul Federalismo Fiscale. Vedremo, ma per il momento dobbiamo constatare che si sta tentando di proporre l’applicazione della delega sul Federalismo Fiscale in modo disomogeneo, senza ancora alcuna certezza finanziaria. Noi chiediamo una attuazione contestuale per Comuni, Province e Regioni che sia sostenuta da un impianto coerente e sostenibile sul piano finanziario.
Torno al tema del welfare su cui mi hai sollecitato. Le nostre preoccupazioni riguardano proprio il fondo per le politiche sociali, il fondo per la non autosufficienza e le risorse di inserimento dei disabili nel mondo del lavoro. Faremo di tutto per convincere il Governo che gli investimenti nel welfare non posso essere considerati semplicemente, in modo ragionieristico, una spesa improduttiva. Questi fondi sono il naturale corollario che serve a dare anche più efficienza e più qualità alle prestazioni del Servizio Sanitario. Senza queste risorse offenderemmo la parte più debole della popolazione e probabilmente daremmo un contributo alla crescita della spesa sanitaria. Non posso pensare che un Paese come il nostro possa cancellare con un tratto di penna il welfare state.
Non rinunceremo nei prossimi giorni a far sentire a nostra voce per affermare un ruolo istituzionale previsto dalla Costituzione e per continuare ad informare le parti sociali e i cittadini sugli effetti che produrrà la Manovra Economica, insistendo sul rispetto dell’articolo 119 della Costituzione che prevede siano garantite le risorse per finanziare integralmente le funzioni attribuite alle Regioni.
So bene che esiste un divario nel Paese e che il Mezzogiorno paga un ritardo infrastrutturale decennale, ma non ha senso dividere le Regioni in serie A e serie B, ciò che va premiato a tutti i livelli, al centro come in periferia, è il comportamento virtuoso nella pubblica amministrazione. Su questo si deve lavorare, senza mai lasciarsi andare a campagne di delegittimazione istituzionale.
Un’ultima riflessione la voglio fare proprio sul tema dell’invalidità, un argomento che è stato utilizzato strumentalmente, in relazione all’aumento della spesa negli ultimi anni in tale settore, per puntare il dito contro le Regioni. Le cifre a cui fai riferimento la dicono lunga su quanto ancora ci sia da fare in termini di sostegno alle persone diversamente abili. Possiamo lavorare meglio sul piano dei controlli per circoscrivere ed eliminare il fenomeno dei falsi invalidi, ma questo non può essere un argomento da utilizzare per togliere quel poco che si da che è già aggravato da problematiche che meritano il più profondo rispetto.
Mi piacerebbe, caro Luca, un Paese in cui si cominciasse a ragionare sui numeri, prima di tutto condividendoli, per poi sviluppare un’azione concertata, un Paese in cui Stato, Regioni, ed Enti locali siedano attorno ad un tavolo per stabilire priorità, strategie e servizi essenziali da garantire a tutti. Da molti mesi invece, solo per farti un esempio, la definizione dei livelli assistenziali di assistenza che ha già avuto il via libera delle Regioni e del Ministero della Salute, giace sui tavoli del Ministero dell’Economia. Ora mi domando: come si pensa di arrivare ai costi standard in sanità senza prima aver definito quali sono i livelli essenziali di assistenza (LEA) da garantire a tutti?
Nelle prossime settimane quando entreremo nel vivo della discussione sul Federalismo Fiscale questi nodi verranno al pettine e allora si comprenderà che il grido di allarme lanciato dalle Regioni non era immotivato, ma anzi era un “dovere istituzionale”.
Vasco Errani
Roma, 22 luglio 2010