Politica

VoteWatch, ecco come scovare l’europarlamentare assenteista

Politica continentale sotto la lente del web, grazie al sito che pubblica il tasso di presenza, di ribellione rispetto al gruppo di appartenenza, le interrogazioni e gli interventi tenuti in plenaria

Nell’Italia in cui la trasparenza degli eletti non rappresenta più un valore fondante del mandato elettorale, l’etica politica si affievolisce e gli unici a dover parare il colpo pagandolo con la sfiducia tout court sono i cittadini. Ma in Europa alcuni deputati dei 27 paesi membri ritengono il rispetto dei propri elettori ancora la cartina tornasole del loro successo o fallimento alle urne. E sulle loro attività si fissa l’occhio di bue di VoteWatch, il sito creato nel maggio 2009 che mette i politici alla berlina. Come? Pubblicando il tasso di presenza, di ribellione rispetto al gruppo di appartenenza, le interrogazioni e gli interventi tenuti in plenaria. Dati, numeri e percentuali che costruiscono il profilo partecipativo dei nostri eletti.

VoteWatch, come OpenPolis per l’Italia e il più ambizioso OpenGovernment promosso dall’amministrazione Obama con la collaborazione, fra gli altri, del guru Lawrence Lessig, contribuisce a quella rivoluzione 2.0 delle istituzioni che intende presentare il conto ai deputati tramite la pubblicazione dei dati online.

Per quanto riguarda l’Italia, il premio presenze, a poco più di un anno dall’elezione, va a parimerito a Roberto Gualtieri (Pd), Salvatore Iacolino (Pdl), Giovanni La Via (Pdl), Oreste Rossi (Lega Nord) e Giancarlo Scottà (Lega Nord). Scorrendo la classifica dal fondo, Debora Serracchiani è la sorpresa del club dei disertori con solo il 69% delle partecipazioni in plenaria. Ma a ilfattoquotidiano.it l’esponente del Pd spiega perché, a suo giudizio, questi dati non sono un indicatore attendibile del lavoro di un parlamentare europeo. In ogni caso, tra le presenze- assenze spiccano anche altri nomi noti della politica come Ciriaco De Mita e Clemente Mastella, che meglio si mimetizzano in veste di decani della poltrona, non vantano percentuali lusinghiere. Il peggiore tuttavia è Magdi Allam (Udc), convitato non troppo entusiasta al Parlamento europeo.

Dati che fanno riflettere (e arrabbiare), ma a cosa portano queste statistiche? Doru Frantescu, tra i fondatori di VoteWatch insieme ad alcuni docenti della London School of Economics e della Universitè Libre de Bruxelles spiega: “Molti giornalisti oggi si avvalgono dei nostri dati che provengono direttamente dal Parlamento europeo. Noi li elaboriamo per semplificarne la consultazione. I deputati più virtuosi tendono a linkarci sul loro sito e altri criticano il nostro lavoro, infastiditi dalla pubblicazione di alcuni in tempo reale. Ma sanno che continueremo e hanno capito che non possono fare altro che adattarsi”.

E i deputati italiani? “Sul tasso di presenza”, prosegue Frantescu, “sono i terzultimi di questa legislatura, meglio della scorsa in cui erano all’ultimo posto. Sono invece al 9° posto per quanto riguarda il numero di bozze di relazione presentate e al 7° per le interrogazioni parlamentari. Questo significa che dimostrano competenze specifiche e che vigilano più di altri stati membri sulla Commissione e sul Consiglio”.

E sugli interventi in plenaria? “Sono molto più taciturni dei loro colleghi. Venticinquesimi”. Terzultimi anche qui. E vista la pletora di traduttori non è per evitare barbini ghirigori rutelliani. Ora, comunque, il controllo del web dovrebbe pungolarli a fare molto di più.