Lo scandalo rifiuti in Campania è costellato di intrecci criminali e consociativismo politico. Antonio Scialdone è stato direttore tecnico della Recam (oggi Astir), il carrozzone pubblico regionale, che doveva occuparsi di bonifiche e che è finito per affidare servizi anche a ditte in odore di camorra. Successivamente Scialdone è stato nominato direttore del Consorzio unico di bacino Napoli-Caserta, figlio del consorzio Ce4, quello sì regno di camorra e collusioni. Il suo nome spunta anche nell’ultima ordinanza, firmata dal Gip Vincenzo Alabiso, su richiesta dei pm Marco Del Gaudio e Antonio Ardituro. Un’ordinanza che ricostruisce anni di gestione illecita della cosa pubblica, tra camorra e malaffare.
La luce di Scialdone si è accesa nell’Ecocampania dei fratelli Ferraro, oggi entrambi in carcere, indagati per camorra. Nicola Ferraro è stato anche consigliere regionale dell’Udeur, fidatissimo di Clemente Mastella in terra casertana. Scialdone è stretto tra Pd e Pdl, come se fosse un unico partito. Nel 2003 viene nominato alla Recam dall’allora consigliere regionale Pdl Enzo Rivellini, oggi europarlamentare del partito berlusconiano, in regione ha lasciato la compagna Bianca D’Angelo. Scialdone mantiene l’incarico fino al 2005. Poi diventa dirigente, all‘Acsa3, dove i Ferraro (Udeur) curavano i loro affari. Nell’aprile 2009 Scialdone approda al consorzio unico di bacino, nominato da Enrico Fabozzi, ex sindaco Pd di Villa Literno, oggi consigliere regionale, quest’ultimo secondo due pentiti era a disposizione del clan dei casalesi per appalti e lavori pubblici( e per questo si è autosospeso dal partito).
Scialdone è sotto processo in un’indagine istruita dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli. Il processo inizierà a settembre. Scialdone aveva un doppio incarico: mentre era in Recam, contemporaneamente aveva un ruolo anche nelle società riconducibili a Pasquale Di Giovanni. Non solo, da direttore tecnico della Recam ha affidato la gestione dei rifiuti, provenienti dalle bonifiche dei regi lagni, alla società Sem, anche se questa non ne aveva i requisiti. La Sem, secondo la Procura, li avrebbe gestiti e smaltiti illecitamente, con la falsificazione dei codici. La Sem, controllata da Pasquale Di Giovanni e Giuseppe Buttone, è riconducibile al clan Belforte di Marcianise, usata come lavatrice del denaro sporco.
I processi faranno il loro corso e per tutti vale la presunzione di non colpevolezza. Ma Scialdone, è stato impegnato anche in politica, un passato da consigliere, nel suo comune a Vitulazio, dove ora siede come assessore la sorella, ovviamente responsabile dell’ecologia. La famiglia è importante, da queste parti. La moglie di Scialdone, infatti, Michela Pontillo si è candidata alle regionali in sostegno di Stefano Caldoro. Pontillo è risultata prima dei non eletti, con oltre 5 mila voti. Nei giorni di campagna elettorale Scialdone è finito sotto una pioggia di critiche per sospette promozioni e aumenti di stipendio nel consorzio che dirigeva. Ha sempre difeso la sua condotta, ma quando ha lasciato l’incarico, il nuovo commissario ha azzerato tutto. Per questa gestione “allegra” è indagato in un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere per diversi reati, tra cui il voto di scambio. Scialdone, l’uomo che piace a tutti al Pd e al Pdl, il direttore buono per tutte le stagioni.
di Tomamso Sodano e Nello Trocchia