Dopo il fondatore di Forza Italia finisce nel registro degli indagati
anche il sottosegretario alla Giustizia
Il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, è indagato dalla procura di Roma per violazione della legge sulle società segrete. L’iscrizione è stata decisa dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal pm Rodolfo Sabelli, titolari dell’indagine sulla cosiddetta P3, che è’ già costata il carcere a Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi e l’iscrizione sul registro degli indagati del coordinatore del Pdl, Denis Verdini, e del senatore Marcello Dell’Utri.
Immediati i messaggi di solidarietà del guardasigilli, Angelino Alfano, e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. In particolare, il premier, ha incontrato Caliendo. “Esprimendogli la più ampia solidarietà e rinnovandogli piena fiducia, lo ha invitato a contibuare a lavorare con l’impegno fin qui profuso”, fa sapere Palazzo Chigi. Dopo l’incontro Caliendo ha riferito di aver “chiesto di essere sentito dai magistrati, sto aspettando”.
Caliendo si dichiara estraneo alla nuova massoneria: ”Non ho mai contattato né fatto elenchi di giudici della Corte costituzionale favorevoli o contrari al lodo Alfano”, dice. E ripete che al pranzo a casa Denis Verdini, alla fine di settembre, lui rimase solo una mezz’ora e poi se ne andò per precedenti impegni in commissione Giustizia. “Solo successivamente – afferma – ho appreso che nel corso di quel pranzo si era parlato anche di questo (cioè del lodo). Tant’è che a tale proposito c’è la telefonata che Lombardi mi fece allegata all’ordinanza di custodia cautelare. Ma – ribadisce il sottosegretario alla Giustizia – io non ho mai parlato con giudici costituzionali del lodo nè fatto elenchi di chi era favorevole o contrario”. Caliendo sarà ascoltato in Procura in qualità di indagato, ma spiega di aver dato mandato al suo avvocato “di andare in Procura per chiedere di essere ascoltato” già prima di scoprire il suo coinvolgimento diretto nell’indagine.
Sempre nell’ambito della stessa inchiesta, oggi, Marcello Dell’Utri è stato interrogato oggi dai pm romani. I magistrati lo indagano sulla nuova P2, sempre per violazione della legge Anselmi. Il senatore del Pdl si e’ avvalso della facoltà di non rispondere. Lasciando l’ufficio del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ha spiegato di non aver risposto perché “a Palermo 15 anni fa ho parlato 17 ore e sono stato rinviato a giudizio sulla base delle mie dichiarazioni. Ho imparato da allora”. Dell’Utri non si è fermato qui, e ha dispensato anche consigli per chi si trovasse nella sua situazione: ”E’ una mia regola fissa”, ha dichiarato: “Non avendo parlato con i procuratori non mi sembra il caso di farlo con la stampa. E’ una regola fondamentale per chi è indagato, la consiglio a tutti”. Per i pm romani, comunque, il ruolo di Marcello Dell’Utri nella nuova P2, sotto il profilo politico, sarebbe stato superiore a quello dell’altro indagato Denis Verdini. Gli inquirenti, infatti, riconoscono che Dell’Utri costituisce una figura di maggior livello “perché la sua è una storia che nasce da lontano” e perché “il senatore resta sempre colui che ha creato il partito”.