Era il 1961 quando Stanley Milgram condusse un importante esperimento di psicologia sociale. Il suo scopo era quello di studiare il comportamento di soggetti a cui un’autorità ordina di eseguire azioni palesemente in conflitto con i valori morali o etici dei soggetti stessi. L’autorità in questione era uno scienziato.
I soggetti dovevano fare una serie di domande a “allievi” (complici di Milgram) e punirli in caso di errore, con scosse elettriche sempre più forti (ovviamente, finte. Ma i soggetti non potevano saperlo).
Stupirà, forse, a meno che non si sia già assuefatti alla banalità del male, che il semplice fatto di ricevere l’ordine da un’autorità costituita convinceva un range fra il 65% e il 405 dei soggetti a infierire sugli allievi anche con scosse che potevano provocarne la morte.
Un bel documentario francese dal titolo “Il gioco della morte” – recentemente programmato da La7 – replica questo esperimento. In questo caso, l’autorità diventa la televisione e i soggetti dell’esperimento fanno parte di un reality show.
Il risultato non cambia: scosse elettriche somministrate a iosa, pubblico – inconsapevole – attonito ma che non interviene.
Perché l’ha detto l’autorità. Perché l’ha detto la tv, che detta le regole del gioco.
Oggi la tv è quella che racconta all’Italia il miracolo aquilano. Che assolve Mills e Dell’Utri. Che ripete a reti unificate che Genchi ha intercettato decine di migliaia di italiani. Che le grandi opere sono strategiche, utili, necessarie per superare la crisi. La stessa crisi che prima non c’era.
Sono scosse elettriche, di quelle da elettroshock – strumento che inventò un italiano, Ugo Cerletti -, che intontiscono il Paese. Anche quello naturalmente più critico, che si barcamena nell’informazione antisistemica e che vive di indignazioni sporadiche, che non riesce più ad avere una visione d’insieme e un pensiero alternativo.
Si afferma, anzi, il pensiero unico bipartisan, quello alimentato dai pregiudizi, dalla costruzione mediatica che la tv (insieme alla politica), con le sue scosse elettriche al Paese, somministra a destra e a manca, rendendoci tutti “soggetti”, cavie, vittime e complici di un gigantesco esperimento di Milgram.