La sacca dove fai pipì perde, ma nessuno te la cambia. E tu aspetti un’operazione per togliere il catetere da 8 mesi. E’ quello che può succedere in carcere. Come sta succedendo a Giuseppe Mazzone, detenuto a Poggioreale, Napoli. Ha 32 anni e vive in una cella con altri 8 prigionieri. “Venerdì scorso non voleva scendere a colloquio – ha raccontato la moglie – era nervoso, la sacca perdeva urina, se l’era lavata da solo in attesa delle sacche nuove che non erano arrivate, col rischio di subire una nuova infezione”. Anche Marco Martinelli è detenuto a Napoli, ma a Secondigliano: 47 anni, sieropositivo, ha Tbc pregressa, polmoniti recidivanti e una grave insufficienza renale e immunologica. Il magistrato di sorveglianza gli ha negato i domiciliari perché – a suo parere – non è in imminente pericolo di vita. Mario La Monica, 50 anni, è in cella a Poggioreale: ha un braccio paralizzato e necessita di un intervento di autotrapianto osseo che non arriva.
Il Garante del Detenuto della Campania Adriana Tocco ha scelto questi tre casi simbolo per descrivere, nella relazione annuale, la disastrata condizione delle carceri della Regione. Che conta 19 penitenziari, 2 ospedali psichiatrici e 2 carceri minorili. Il report è una successione di drammi, tra sovraffollamenti, suicidi e gravi carenze nelle politiche di recupero. “La difficile realtà campana – afferma la Tocco – non è che lo specchio amplificato di un’acutissima crisi che coinvolge l’intero sistema penitenziario italiano”. La situazione è grave in tutto il Paese, ma qui è peggio che altrove: a fronte di una capienza regolamentare di adulti detenuti pari a 5.297 unità, si registrano invece 7.943 presenze (4.303 detenuti sono in attesa di giudizio, più di 1.600 i tossicodipendenti). E così molti non ce la fanno a reggere. Nel 2009 si sono registrati nelle carceri campane 7 suicidi, 73 tentativi di suicidio e 336 atti di autolesionismo. Nei primi quattro mesi del 2010 siamo già a 3 suicidi, 32 tentativi di suicidio e 125 atti di autolesionismo. Un trend in terrificante peggioramento. Come terrificante è la statistica che dimostra che, mentre in Italia il rapporto tra abitanti e suicidi è in media uno ogni 20.000 abitanti, nei penitenziari il rapporto diventa uno ogni 924 prigionieri.
La Tocco ha anche lanciato l’allarme sul rischio che vadano persi i tre milioni di euro stanziati dal Consiglio regionale per mettere a norma i laboratori delle carceri, gli unici luoghi dove si tenta una concreta attività di recupero lavorativo e sociale del detenuto. A rendere infine ancora più drammatico il quadro, la notevole carenza di personale di polizia penitenziaria. “Siamo sotto organico di circa 1000 unità – denuncia Ciro Auricchio, segreteria campana Ugl – Agenti di Polizia Penitenziaria – ne mancano 450 nel solo carcere di Poggioreale. Così non possiamo andare avanti”.
Società
Carceri: situazione disastrosa
Ecco il caso Campania
Nella Regione 7.943 detenuti a fronte di una capienza di 5.297 unità. E il sovraffollamento è una delle cause dell'elevato numero di suicidi
La sacca dove fai pipì perde, ma nessuno te la cambia. E tu aspetti un’operazione per togliere il catetere da 8 mesi. E’ quello che può succedere in carcere. Come sta succedendo a Giuseppe Mazzone, detenuto a Poggioreale, Napoli. Ha 32 anni e vive in una cella con altri 8 prigionieri. “Venerdì scorso non voleva scendere a colloquio – ha raccontato la moglie – era nervoso, la sacca perdeva urina, se l’era lavata da solo in attesa delle sacche nuove che non erano arrivate, col rischio di subire una nuova infezione”. Anche Marco Martinelli è detenuto a Napoli, ma a Secondigliano: 47 anni, sieropositivo, ha Tbc pregressa, polmoniti recidivanti e una grave insufficienza renale e immunologica. Il magistrato di sorveglianza gli ha negato i domiciliari perché – a suo parere – non è in imminente pericolo di vita. Mario La Monica, 50 anni, è in cella a Poggioreale: ha un braccio paralizzato e necessita di un intervento di autotrapianto osseo che non arriva.
Il Garante del Detenuto della Campania Adriana Tocco ha scelto questi tre casi simbolo per descrivere, nella relazione annuale, la disastrata condizione delle carceri della Regione. Che conta 19 penitenziari, 2 ospedali psichiatrici e 2 carceri minorili. Il report è una successione di drammi, tra sovraffollamenti, suicidi e gravi carenze nelle politiche di recupero. “La difficile realtà campana – afferma la Tocco – non è che lo specchio amplificato di un’acutissima crisi che coinvolge l’intero sistema penitenziario italiano”. La situazione è grave in tutto il Paese, ma qui è peggio che altrove: a fronte di una capienza regolamentare di adulti detenuti pari a 5.297 unità, si registrano invece 7.943 presenze (4.303 detenuti sono in attesa di giudizio, più di 1.600 i tossicodipendenti). E così molti non ce la fanno a reggere. Nel 2009 si sono registrati nelle carceri campane 7 suicidi, 73 tentativi di suicidio e 336 atti di autolesionismo. Nei primi quattro mesi del 2010 siamo già a 3 suicidi, 32 tentativi di suicidio e 125 atti di autolesionismo. Un trend in terrificante peggioramento. Come terrificante è la statistica che dimostra che, mentre in Italia il rapporto tra abitanti e suicidi è in media uno ogni 20.000 abitanti, nei penitenziari il rapporto diventa uno ogni 924 prigionieri.
La Tocco ha anche lanciato l’allarme sul rischio che vadano persi i tre milioni di euro stanziati dal Consiglio regionale per mettere a norma i laboratori delle carceri, gli unici luoghi dove si tenta una concreta attività di recupero lavorativo e sociale del detenuto. A rendere infine ancora più drammatico il quadro, la notevole carenza di personale di polizia penitenziaria. “Siamo sotto organico di circa 1000 unità – denuncia Ciro Auricchio, segreteria campana Ugl – Agenti di Polizia Penitenziaria – ne mancano 450 nel solo carcere di Poggioreale. Così non possiamo andare avanti”.
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Londra, 18 mar. (Adnkronos) - Re Carlo e la regina Camilla festeggiano quest'anno 20 anni di matrimonio - il 9 aprile, mentre saranno in Italia - ma, nonostante questo, sembra che trascorrano "molto tempo separati". Anzi, forse il segreto della loro felicità come coppia è dovuto proprio al fatto che ciascuno dei due sta per conto proprio nei fine settimana. Camilla si ritira nella sua amata e "disordinata" casa di campagna nel Wiltshire senza Charles ogni weekend, secondo Ingrid Seward, caporedattrice della rivista Majesty, che ha dichiarato che "in realtà i sovrani trascorrono parecchio tempo separati. La casa di Ray Mill è, se vogliamo, per Camilla una sorta di liberazione dalla vita reale. Prima di sposare Charles, fece un patto con lui: avrebbe tenuto quella casa come rifugio".
"Va ogni fine settimana, quando può, e ci va anche d'estate per trascorrere un po' di tempo con i suoi nipoti e i suoi figli, ed è qualcosa che la allontana dall'intero mondo reale e dove va soprattutto per rilassarsi - racconta l'esperta reale - Molto spesso non va a Highgrove a meno che lei e Charles non abbiano altri impegni. Si tratta di allontanarsi dalle restrizioni dovute alla sicurezza ed essere circondati da personale e persone che fanno cose per te, il che, ovviamente, sarebbe meraviglioso per tutti noi. Penso che nel suo caso abbia bisogno di un posto dove potersi effettivamente rilassare ed essere semplicemente se stessa, e andare in giro con jeans sporchi, se vuole, senza essere costantemente controllata".
Una fonte ha dichiarato all'Express che Camilla "al Ray Mill può sedersi con un grande G&T, togliersi le scarpe e guardare Coronation Street, che Charles detesta". Il re, invece, quando è libero nei weekend, si reca spesso a Highgrove o a Sandringham, mentre durante la settimana i due risiedono insieme a Clarence House. Della residenza di campagna di Camilla nel Wiltshire si è parlato la scorsa settimana, quando si è saputo che il re ha acquistato una casa confinante, che sarebbe stata adibita a sede per matrimoni, pagandola 3 milioni di sterline per proteggere la privacy della moglie.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il governo si impegni "a sostenere il riconoscimento dello Stato di Palestina, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele, per preservare la realizzazione dell’obiettivo di 'due popoli, due Stati'". E' quanto si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Inoltre, si chiede di "sostenere il piano arabo per la ricostruzione della Striscia di Gaza ed ogni iniziativa diplomatica volta ad assicurare il rispetto della tregua e un reale rilancio del processo di pace: per la liberazione degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, per la protezione dei civili e per la fine delle violenze nei territori palestinesi occupati, per il rispetto della tregua in Libano e per scongiurare il rischio di futuri attacchi da parte di Hezbollah e Iran, nonché le violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e, infine, affinché siano rispettate le risoluzioni delle Nazioni Unite".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo di "ribadire la ferma contrarietà all'utilizzo dei Fondi di coesione europei per il finanziamento e l'aumento delle spese militari". E' quanto si legge nella risoluzione dem sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il Pd chiede al governo di "scegliere senza esitazioni e ambiguità, di fronte alle minacce globali e alle sfide inedite rappresentate dalla nuova amministrazione americane, l’interesse europeo, all’interno del quale si promuove e realizza il nostro interesse nazionale, anche una attraverso la costruzione di alleanze, a partire dai paesi fondatori dell’Europa, per collocare l’Italia sulla frontiera più avanzata dell’integrazione contro le spinte disgregatrici e i ripiegamenti nazionalisti". E' quanto si legge nella risoluzione dem sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Ribadire la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa dell'Ucraina e a continuare a garantire pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine, mediante tutte le forme di assistenza necessarie, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, promuovendo con urgenza un’iniziativa diplomatica e politica autonoma dell'Unione europea, in collaborazione con gli alleati, per il perseguimento di una pace giusta e sicura, che preservi i diritti del popolo ucraino a partire da quello alla propria autoderminazione, l’ordine internazionale basato sulle regole e offra le necessarie garanzie di sicurezza per una soluzione duratura". E' quanto si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Il piano ReArmEU, proposto dalla Presidente della Commissione europea Von der Leyen, va nella direzione di favorire soprattutto il riarmo dei 27 Stati membri e va radicalmente cambiato, poiché così come presentato non risponde all’esigenza indifferibile di costruire una vera difesa comune che garantisca la deterrenza e un percorso di investimenti comuni in sicurezza realizzati non a detrimento delle priorità sociali, di coesione e sviluppo dell’Unione". Si legge nella risoluzione Pd sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.
"La difesa non può essere considerato un bene pubblico separato dal benessere sociale, ma è parte integrante di una strategia globale che prevede di garantire non solo la sicurezza fisica dei cittadini europei, ma anche la loro sicurezza sociale ed economica: tanto più l’affermazione dei nazionalismi disgregatori dell’unità europea è legata anche alla percezione di insicurezza economica e sociale, nonché alla paura nei confronti delle sfide globali".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Sostenere una risposta europea ed unitaria alle politiche dei dazi dell’amministrazione Trump, che escluda ogni controproducente e inadeguata tentazione di bilateralizzare la risoluzione del conflitto commerciale, e che ampli le contromisure includendo i servizi e i diritti di proprietà intellettuale delle Big Tech, rilanciando anche l’iniziativa multilaterale per l’introduzione della Global Minimum Tax". E' quanto chiede il Pd al governo nella risoluzione sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio europeo.