“Vogliono fare il gruppo? Facciano quello che vogliono, sono fuori dal partito”, ha detto Silvio Berlusconi durante il vertice del Pdl. Poi in conferenza stampa ha aggiunto: “Non sono più disposto ad accettare il dissenso, un vero partito nel partito. Viene meno la fiducia nel ruolo di garanzia del presidente della Camera. Abbiamo una maggioranza salda, il governo non è a rischio”. Dure anche le parole nel documento finale dell’ufficio di presidenza del Pdl: ”L’ufficio di Presidenza considera le posizioni dell’On. Fini assolutamente incompatibili con i principi ispiratori del Popolo della Libertà, con gli impegni assunti con gli elettori e con l’attività politica del Popolo della Libertà. Viene meno allo stato anche la fiducia del Popolo della Libertà nei confronti del ruolo di garanzia di presidente della Camera indicato dalla maggioranza che ha vinto le elezioni”.
Gianfranco Fini oggi alle 15 terrà una conferenza stampa. Ai suoi ha detto: “La presidenza della Camera non è nella disponibilità del presidente del Consiglio, io non mi dimetto”. Secondo fonti di agenzia 35 deputati finiani hanno firmato una lettera di dimissioni dal gruppo parlamentare del Pdl della Camera. La decisione politica se presentarle o meno al capogruppo Cicchitto verrà presa domani. Per quanto riguarda la possibilità di formare un gruppo di finiani a Palazzo Madama sarebbero pronti ad entrare nelle file di Fini anche i senatori Adriana Poli Bortone e Giovanni Pistorio. Per far cadere il governo servono comunque almeno 37 deputati alla Camera.
“Questa è una crisi. Berlusconi venga in Parlamento”, ha dichiarato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, commentando lo stato di tensione altissima nel Pdl. “Sembrava non potesse accadereniente, visto i numeri che hanno e invece la maggioranza è esplosa. Staremo a vedere ma ci aspetta un autunno molto movimentato che noi dobbiamo movimentare ancora di più”, ha commentato il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini.
Nel tardo pomeriggio di ieri i tre coordinatori del Pdl, Ignazio La Russa, Sandro Bondi e Denis Verdini (protagonista dell’inchiesta sulla nuova P2 e indagato per associazione segreta) nel corso di una riunione avevano comunicato di aver deferito ai probiviri Italo Bocchino, Fabio Granata e Carmelo Briguglio, i tre colonnelli del Presidente della Camera considerati da Berlusconi i leader della rivolta. Se le notizie saranno confermate sarà dunque l’organismo presieduto dallo storico Vittorio Mathieu, descritto dal Corriere della Sera come membro dell’Opus Dei e della massoneria, a decidere eventuali provvedimenti contro i tre finiani. Mathieu, in antichi rapporti con Marcello Dell’Utri (altro indagato dell’inchiesta sulla nuova P2), nel 1999 è risultato legato al Gran Maestro, Salvatore Spinello, uno dei personaggi più controversi delle obbedienze italiane.
Il premier ha già pronte le contromisure a un’eventuale uscita dei finiani dalla maggioranza di governo. Il suo sogno è sostituirli con altri parlamentari: un’impresa difficile dopo il no incassato da Pierferdinando Casini due settimane fa durante una celebre cena da Bruno Vespa. In ogni caso è già partita, come scrive Libero, una campagna acquisti nei confronti di parlamentari del gruppo misto (tre dei quali avrebbero risposto positivamente) e nei confronti dell’Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli. I rutelliani però sono freddi e la manovra pare confermare la debolezza del premier. Anche se per ora Fini non è abbastanza forte per sfiduciare Berlusconi, ha già i numeri per trasformare il suo governo in una perenne corsa ad ostacoli.
Il problema maggiore per il Cavaliere è comunque sempre il solito: la giustizia. Anche per questo il Guardasigilli, Angelino Alfano, e l’onorevole avvocato Niccolò Ghedini nel pomeriggio avevano partecipato a un nuovo vertice del partito dopo quello della scorsa notte. Tra i problemi sul tavolo ci sono infatti le inchieste, la legge bavaglio sulle intercettazioni e la questione Consulta: la Corte Costituzionale che ha fissato per il 14 dicembre l’udienza in cui verrà esaminata la legge sul legittimo impedimento che ha reso il Cavaliere improcessabile assieme a tutti i suoi ministri.
Alla riunione della notte tra mercoledì e giovedì nella residenza romana del premier, aveva invece partecipato anche il direttore del Foglio ed ex ministro Giuliano Ferrara: proprio il Foglio aveva raccolto in un colloquio-intervista pubblicato oggi, l’appello del presidente della Camera a “resettare tutto senza risentimenti”. “Non abbiamo il dovere di sembrare amici, ma dobbiamo onorare un impegno con gli italiani”. Una mano tesa, che non ha trovato risposta.
E ai giornalisti che chiedevano se dopo la rottura tra Berlusconi e Fini siano più vicine le elezioni anticipate, il Ministro Bossi risponde mostrando il dito medio.