Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, non ha tempo da perdere e alle domande sulla P3 non è interessato. Eppure, lunedì 2 agosto dovrà rispondere ai magistrati romani, in veste di testimone, sulle presunte pressioni che il “comitato d’affari” di Flavio Carboni avrebbe esercitato in sede di esame di ricorso contro l’esclusione della lista Formigoni alle ultime elezioni regionali.
Lo scorso primo marzo la lista in questione viene esclusa dalle elezioni dalla Corte d’appello di Milano. Il governatore chiama subito l’imprenditore campano Arcangelo Martino, attualmente agli arresti, per la vicenda della presunta loggia ribattezzata P3, gli spiega la situazione e lo informa che farà ricorso. Martino chiede al Formigoni copia del ricorso e avverte Pasquale Lombardi, oggi in carcere, che tenterà di interessare Alfonso Marra, appena eletto presidente della Corte d’appello di Milano. Secondo un rapporto degli investigatori sulla presunta loggia, tutto avviene “dietro mandato del presidente Formigoni” che, ancora al telefono con Martino chiede: “Ma l’amico, Lo, Lombardo, Lombardo lì. Lombardi è in grado di agire?”. Martino: “Sì, sì, ha già fatto qualche passaggio”. Gli eventi non seguiranno il volere degli amici del numero uno del Pirellone, e il 3 marzo la Corte d’Appello escluderà la lista. Martino andrà su tutte le furie. “Non contiamo un cazzo!”, griderà al telefono con Lombardi, che però è sereno, perché confida nel Consiglio di Stato, che alla fine premierà la sua fiducia, riammettendo la lista del presidente.
Martino – su mandato del governatore, sempre secondo gli investigatori – sentirà anche Arcibaldo Miller, capo degli ispettori del ministero di Giustizia, per cercare di ottenere un’ispezione negli uffici della Corte d’appello di Milano. Miller suggerirà di presentare un esposto per brogli elettorali che verrà preparato in Regione. Formigoni intanto domanda a Martino se “malgrado la neve ci saranno degli spostamenti verso il Nord”, riferendosi, si presume, agli ispettori. Alfano non approverà l’ispezione, ma lo stesso governatore riferirà a Martino (“Ti chiamò Angelino?”) di essersi arrabbiato con il ministro della Giustizia per una decisione che danneggerebbe “il nostro capo”.
Formigoni e Martino collezioneranno numerose conversazioni telefoniche, dove termini come “passeggiate” e “mozzarelle” potrebbero alludere ad altri favori della cricca per il governatore lombardo. Se per il presidente rispondere al fattoquotidiano.it è un inutile contrattempo, dovrà mettersi l’animo in pace perché, con molta probabilità, i magistrati di domande ne avranno parecchie.