Eccolo qua: l’ultimo struggente atto dello psicodramma consumatosi nel partito dell’amore. Che ora è andato definitivamente a puttane.
La coppia più complicata della politica italiota ha ufficialmente divorziato, dopo una sarabanda di “aut aut”, di feroci colpi di katana, di deferimenti e di fantascientifici probiviri.
L’arcorese del consiglio ormai ha assunto le fattezze di un tonno impazzito che, come in una mattanza orchestrata da tonnarotti stalinisti e finiani che brandiscono cappi e manette, scalcia e si strappa il tupè farlocco pur di scovare una via salvifica e di evitare il meritato gabbio. Il vero problema è che quel bramato “happy end”, quel vagheggiato punto di non ritorno, quel benedetto grido finale del Rais (“E’ mattanza!”) con conclusivo arpionamento catartico del tonnaccio resta un miraggio. Collettivo.
I transfughi finiani con ogni probabilità verrano rimpiazzati dalla comitiva di Cuffaro e a settembre ci attenderanno il ddl sulle intercettazioni, la legge sul processo breve e la commissione d’inchiesta su chi oserà indagare la casta.
In tutta questa bagarre infuocata, è presumibile che Baffino d’acciaio sia stia leccando i bulbi piliferi, così come ha svelato palesemente nell’aprile scorso. E il nostro Dalemix, da esperto aracnide, probabilmente sta già cominciano ad intessere le sue fitte tele nell’intento di irretire Gianfini. Ma è difficile che quest’ultimo possa trasfigurarsi nell’eroico Spiderman, come avveniva per Peter Parker dopo il morso di un ragno radioattivo. E questo triste amarcord lo dimostra amaramente.