Lo dicono Bossi e Cicchitto, ma anche Ferrara sul Foglio: "L'unica via d'uscita possibile sono le elezioni". Il premier ribadisce: "Quattro riforme in sette giorni"
Il governo barcolla. La polemica si infiamma. E Umberto Bossi, lungi dal fare il pompiere, dà fuoco alle polveri. “Voto anticipato”, inzia. Prosegue: “No a governi tecnici”. Poi il botto: “Ci batteremo in venti milioni”. Anche perché “il federalismo ce lo dà Berlusconi o nessun altro”. E Fini? “Meglio che sia uscito”. Dopodiché la convinzione: “Faranno di tutto per uccidere Berlusconi”. Quindi spiega: “A settembre cercheranno di sfiduciarlo. Non staranno fermi e punteranno su un governo tecnico per fare leggi che interessano alla sinistra”. L’attacco del senatur arriva dalla festa della Lega a Colico. E dunque altro che compravendita di deputati o stravaganti puntellamenti. “Noi – dice Bossi – i soldi per comprare voti non li abbiamo”. La falla ormai è aperta. I numeri mancano al di là di tutto. Ne sono convinti anche molti esponenti del Pdl che in giornata hanno ribadito il concetto: alle urne subito.
Il Cavaliere, intanto, dopo aver chiuso i lavori a palazzo Grazioli, in serata è volato a Milano. Non dimenticando, però, di sottolineare: “Il governo è forte”. Lui ci crede. E non può fare altrimenti visto che le prossime partite in Parlamento saranno decisive. A iniziare dalla riforma del processo breve, per proseguire con il Lodo Alfano e la questione del federalismo. Senza contare il voto di sfiducia nei confronti del sottosegretario Giacomo Caliendo, indagato per i fatti della nuova P2. Eppure l’incubo dei numeri (alla Camera soprattutto) dopo la fuoriuscita di 33 finiani pesa e non poco sulle prossime scelte del Cavaliere.
Sono in molti, invece, a non credere più alla tenuta di questo esecutivo. E non solo nel Pd. Sì, perché la notizia è che la granitica fiducia dei berluscones si sta sgretolando velocemente. All’interno del Popolo della libertà sono parecchi a ventilare l’ipotesi di elezioni anticipate. Forse una minaccia. Forse e più semplicemente, realismo. Confermato in serata dal senatur. Date e forme delle prossime politiche che in calendario, per ora, restano fissate per il 2013, sono ancora tutte da decidere. Meglio elezioni anticipate, dunque.
Il centrosinistra vorrebbe un governo tecnico che modifichi la legge elettorale (come?). L’idea, in forme diverse, solletica anche Gaetano Quagliariello, vice presidente vicario dei senatori del Pdl. “Non è quello che auspico – avverte – ma a livello teorico un rischio sui numeri della maggioranza c’è. E dunque una cosa deve essere chiara: se non c’è più una maggioranza si vada a votare”. Stessa posizione per il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli che in maniera soft avverte: “Il vero rischio sono i numeri” .
Più guerrigliero il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto che avverte i finiani: “Vedremo ora come si comporteranno questi nuovi gruppi nati da parlamentari eletti con la maggioranza. Di certo né il presidente del Consiglio né il Pdl sono disponibili a farsi cuocere a fuoco lento, facendosi condizionare di volta in volta su ogni provvedimento”. Conclusione: “Se così fosse, si dovrebbe subito tornare a votare’”.
Il premier tira dritto. E prima di volare verso Arcore risponde con una nota ufficiale. “Quattro provvedimenti contro tante chiacchiere. Nel corso di quest’ultima settimana il governo ha ulteriormente rafforzato il proprio profilo riformatore”. Quindi spiega: “E’ stata approvata la manovra economica che ha messo al riparo l’italia dalle conseguenze più gravi della crisi economica e ha posto le condizioni dello sviluppo. E con la manovra sono state approvate, tra l’altro, le norme che consentono a chi vuole intraprendere di farlo senza dover ottenere le molteplici autorizzazioni preventive ora necessarie che vengono sostituite da una sola autorizzazione successiva”
Quatro riforme in sette giorni, dunque. Questo, però, cambia poco. I numeri mancano o rischiano di mancare. Anche perché la campagna acquisti del Cavaliere, anticipata ieri da ilfattoquotidiano.it, rischia di arenarsi ancora prima di iniziare. Le posizioni ufficiali dei più corteggiati d’Italia sembrano nette. “Non c’è trippa per gatti”, dice Rutelli, leader dell’Api. “Io sono politicamente gia’ coniugato e non mi interessano fidanzamenti. E’ un problema di Silvio”, ironizza Casini. E oggi arrivano smentite anche dal Senator Cuffaro: “Resto dell’Udc, non intendo transitare in un altro partito”.