“Hai capito, qui i calabresi sono la spina dorsale del Popolo della libertà. Tutti io li ho inventati. Per cui con loro non ci sono problemi. Con Labate, Greco e con il sindaco”. E ancora: “Questo gruppo qua ha 1.800 voti”. Se poi ci si aggiunge il presidente del consiglio comunale “arriviamo a 2.200 e questo può essere la base su cui lavorare per la candidatura della cosa”. Gli investigatori traducono in Rosanna Gariboldi, moglie del deputato piddiellino Giancarlo Abelli.
Sono le 10 del 9 giugno 2009 quando la microspia, nascosta dentro alla Bmw registra tutto. La voce è quella di Carlo Antonio Chiriaco, direttore dell’Asl di Pavia, uomo delle tessere, amico di boss, massoni e deputati, finito in carcere il 13 luglio con altre 155 persone, accusate di associazione mafiosa. Assieme a un amico, fa i conti per le prossime elezioni. L’intercettazione è la prova decisiva di come in Lombardia siano ormai sovrapposti i piani tra mafia e politica. Il tutto è annotato in un’informativa della Dia di Milano firmata dal colonnello Stefano Polo e depositata nei duecento faldoni del maxi blitz tra Lombardia e Calabria. Circa cento pagine che raccontano l’infiltrazione dei clan nella pubblica amministrazione lombarda.
Cosche e politica, dunque. Questo il disegno. Sotto, scrive la Dia, “un vorticoso giro d’accordi solo in parte leciti”, attraverso i quali “Chiriaco è riuscito a piazzare persone a lui legate”. L’elenco è sterminato. Si va dal Comune, alla Provincia fino alla Regione. Ci sono consiglieri, assessori e sindaci compiacenti come Giovanni Valdes, primo cittadino di Borgarello che, oltre ad avere un assessore con parentele pericolose, almeno in un caso ha truccato un’asta in favore di Chiriaco. Punto di partenza obbligato sono le amministrative 2009 a Pavia. Qui, la tornata elettorale regala un posto in consiglio a Dante Labate (non indagato), calabrese e fratello di Massimo Labate, ex consigliere comunale di Reggio Calabria indagato (e poi assolto) per concorso esterno a causa dei suoi presunti rapporti con uomini della cosca Libri. C’è poi Luigi Greco, assessore ai lavori pubblici. Anche per lui nessun avviso di garanzia. Si prosegue con il sindaco Alessandro Cattaneo (non indagato) che in campagna elettorale pensa bene di portare a modello di buona amministrazione la giunta di Reggio Calabria capeggiata dall’allora sindaco (oggi governatore) Giuseppe Scopelliti. Lo stesso Scopelliti che in quel 2009, a quanto risulta a Il Fatto, incontra a Milano Paolo Martino, boss della ‘ndrangheta legato alla cosca De Stefano. Di Scopelliti parla anche Chiriaco. “Ho detto a Dante (Labate,ndr), se tu vuoi fare l’assessore devi fare venire Peppe Scopelliti, così scatta il meccanismo dell’identità calabrese”. Sempre secondo la Dia, Chiriaco è riuscito “a piazzare” alla Provincia di Pavia Vittorio Poma, che oggi siede sulla poltrona della presidenza del consiglio e non risulta coinvolto nell’inchiesta.
Tutti questi movimenti “sono l’anticamera delle Regionali”, vale a dire “l’officina in cui le cariche concesse sulla base di pericolosi accordi sarebbero poi state utilizzate” per costruire quello che Chiriaco definisce “un centro di potere” che doveva tirare la volata a lady Abelli. Candidatura superata dal suo arresto e passata poi a Giancarlo. Ancora prima Chiriaco parla “della compravendita di voti” con la Gariboldi. “Guarda – dice – è solo un lavoro di metodo, dopodiché il mercato di voti non supera i 20 mila”.
Sanità e appalti pubblici rappresentano una naturale conseguenza di questo lavoro di lobby. Anche qui si parla di “un centro di potere a disposizione della ‘ndrangheta”. A illustrarlo il solito Chiriaco: “Qua trattiamo tutto, da noi dipendono tutti gli ospedali e i cantieri, diamo noi i soldi, abbiamo una squadra che funziona a meraviglia”. Il suo gruppo, scrive la Dia, “ha un controllo quasi completo” del Cda dell’ospedale San Matteo. “Chiriaco si è assicurato, per la sua coalizione, l’assegnazione dell’incarico di presidente del San Matteo ad Alessandro Moneta”. Ex assessore regionale, già sindaco di Milano 3 e amico di Silvio Berlusconi, Moneta ad oggi non risulta coinvolto nell’inchiesta. Chiriaco avrebbe poi influenzato anche l’Azienda servizi per la mobilità di Pavia, grazie alla nomina nel cda di Giampaolo Chirichelli (non indagato). Lo stesso che ricopre la carica di presidente del cda di Finlombarda, vale a dire la finanziaria della Regione. Ricapitolando. Mafia, politica, affari. Nomi, cariche e rapporti pericolosi. Questa è la storia. Solo una piccola parte, però. Il resto deve ancora arrivare.
di Eleonora Lavaggi e Davide Milosa