Raffaele Lombardo, governatore della Sicilia, non rischia l’arresto nell’inchiesta che lo vede indagato per concorso in associazione mafiosa. Almeno per il momento. L’indagine è scaturita da un corposo rapporto dei Ros e riguarda presunti contatti tra uomini del partito fondato da Lombardo, il movimento per l’autonomia (MPA), ed alcuni boss del clan Santapaola.

Il governatore ha sempre respinto ogni accusa e secondo alcune indiscrezioni, tra i titolari dell’inchiesta, è prevalsa la linea dei magistrati vicini al procuratore Capo di Catania Vincenzo D’Agata in netta contrapposizione con il magistrato antimafia Giuseppe Gennaro, ex presidente nazionale dell’Anm. Per questo, a differenza degli altri 70 indagati, la posizione del presidente della Regione potrebbe essere valutata in tempi più lunghi, verso febbraio 2011, che è anche  la data prevista per la successione al posto di procuratore Capo. In quel mese matureranno i requisiti per la candidatura dell’avvocato generale Salvatore Scalia, consuocero del potente imprenditore Virlinzi, che insieme all’editore Mario Ciancio è una delle persone più influenti nel capoluogo etneo. L’attuale numero uno della procura di Catania, pur di favorire Scalia, sarebbe pronto a rinunciare al pensionamento anticipato e ai benefici economici previsti dalle leggi vigenti.

Un altro papabile per il posto oggi occupato da D’Agata, è proprio Giuseppe Gennaro, uno di quei pochi magistrati che rappresentano una posizione di discontinuità rispetto all’andazzo generale della procura. Come ha già fatto sostenendo l’accusa nel processo in cui è imputato Virlinzi, Gennaro dovrà però affrontare l’establishment locale e gli equilibri che si verranno a creare nel nuovo Csm insediato in questi giorni.

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