Pioltello. Ex area Sisas. Tradotto: una bomba biologica a cielo aperto. Lascito del polo chimico fallito nel 2001. In sintesi: 290mila tonnellate di rifiuti industriali, 50mila di nerofumo, idrocarburi contaminati con mercurio. Il tutto precariamente mantenuto in superficie da un complicato sistema di pompe, che, per ora, non fanno scivolare le sostanze in falda. Un’eventualità non remota e che  avvelenerebbe mezza Lombardia. C’è, dunque, da bonificare. È stato fatto in parte. Ma Giuseppe Grossi, il plurindagato ras delle bonifiche che ha vinto l’appalto per due delle tre discariche, ha deciso di lasciare. E ora la Regione Lombardia corre inesorabile verso la multa prevista dalla Unione europea. Una bazzecola da 440 milioni di euro. A pagare, come al solito, i cittadini. In questo caso i lombardi. Ultimo giorno utile fissato dai commissari di Bruxelles, il 31 dicembre prossimo. Praticamente dopodomani. Colpa di Grossi, naturalmente. Ma anche del governatore Roberto Formigoni che ne ha incensato le qualità, ostinandosi a tacere, per esempio, sugli ultimi guai giudiziari dell’amico imprenditore.
Da qualche giorno in quest’area, incastrata tra i comuni milanesi di Pioltello e Rodano, c’è uno strano via vai. Camion che più che entrare nel cantiere escono carichi di macchinari. Insomma, qui all’ex Sisas si smantella. E a farlo è la T.R Estate srl, la società di Giuseppe Grossi, imprenditore spericolato con amicizie potenti, dal deputato azzurro Giancarlo Abelli ai fratelli Paolo e Silvio Berlusconi. Lo stesso Grossi che è coinvolto nel pasticcio tossico del terreno di Montecity-Santa Giulia. Accusato di riciclaggio, recentemente il gip di Milano, oltre a mettere sotto sequestro l’area, lo ha indagato per traffico di rifiuti tossici e discarica abusiva.
Capitolo chiuso? No. Perché quella responsabilità ricade e apre il caso Pioltello. Lui, Grossi, visti gli impicci giudiziari di quella bonifica non ne vuole più sapere. E lo ha comunicato ufficialmente a Regione Lombardia con una lettera del 26 luglio dove si legge che “in data odierna il Cda della società ha deciso di sospendere i lavori relativi all rimozione delle discariche A e B a partire dal 28 luglio”. Detto fatto. I camion qui escono e non tornano. In più Grossi chiede alla Regione di saldare 25 milioni di euro, anche se non ha mai versato la fideiussione di 60 milioni. Sì perché in questo strano intreccio, nell’accordo per la bonifica Grossi ha ottenuto anche la possibilità di costruire sull’area un centro commerciale.
A questo punto, però, Regione Lombardia, dopo averlo favorito in tutto, resta con il cerino in mano e l’incubo di una multa impressionante. Per questo ha invitato Grossi a proseguire i lavori di bonifica, fissando il paletto del prossimo bando di gara a settembre. “Una situazione surreale”, commentano i consiglieri regionali del Pd Giuseppe Civati e Carlo Monguzzi, “se si pensa che Formigoni per evitare la multa ha dato carta bianca a uno come Grossi”. Il cortocircuito ha, per i due consiglieri, una conclusione certa: “La multa la paghi Formigoni e non i cittadini”.

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